venerdì 5 dicembre 2014

RECENSIONE Senza Candeggio n67 "CATTEDRALE" R.Carver




Titolo: Cattedrale
Autore: Raymond Carver
Edito: Minimum Fax
Numero Pagine: 229
Mese: Settembre 2014
Motivo che mi ha spinto alla lettura: voler vedere come vede un cieco.

RECENSIONE e OPINIONI dI DUBBIA UTILITà.

Carver è uno di quei scrittori che se hai voglia di leggere, sa come tenerti compagnia e se hai voglia d’imparare a scrivere è capace di darti grandi insegnamenti, sempre a patto che tu non lo voglia sfidare perché é irraggiungibile; un po’ come se decidi la sera dopo lavoro di andare a correre, e competere con Bolt.

Questo, è quello che penso su Carver, in generale dico, non parlando di un suo libro in particolare.

Parlando invece di “Cattedrale” allora posso spingermi ben oltre.
Se scrivere ti piace scrivere, competere con un capolavoro simile, sarebbe come lanciare una sfida al Caravaggio con in mano solo una scatola da sei di pennarelli marca Carioca (di cui tre completamente scarichi).

Ma noi siamo per lo più lettori, giusto? Quindi le sfide lasciamole alla signor De Filippi Maria e al suo branco di ragazzini per la metà esaltati e per l’altra metà viziati.

Cosa spacca di più i calcagni in “Cattedrale”?
Beh, posso dire cosa ribalta più le viscere a me (in senso buono, è chiaro).
I dettagli.
E’ incredibile come un singolo dettaglio accennato di tanto in tanto un po’ qua e un po’ là per il racconto, continui ad essere la tua ossessione fino all’ultima pagina che mette (quasi) la parola “fine” al tutto.
Dico quasi tra parentesi e fine tra virgolette perché Carver la parola fine non la mette mai, ognuno deve farsene quello che vuole, del finale, come è bello che sia altrimenti non sarebbe el caro vecio Carver e noi non saremo trattati da persone intelligenti. E’ un bell’atto di coraggio, quello che fa lo scrittore. Dico quello di trattarci da intelligenti senza nemmeno conoscerci.

Sono racconti carichi come posso dire? Di energia emotiva, un energia al contempo calma, e profonda, e passionale, e intensa. Come posso usare un’immagine senza ricorrere a troppe parole? Ecco, forse ce l’ho: i suoi racconti sono come un soffio d’aria calda sulla carta.