lunedì 6 agosto 2012

RECENSIONE senza candeggio numero4 : UN RAGAZZO.

El Nico
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SCHEDA TECNICA.
Titolo: “Un Ragazzo”
Autore: Nick Hornby
Edito: Guanda
Numero pagine: 265
Mese: Agosto
Motivo che mi ha spinto alla lettura: mi hanno fatto amare il film tratto dal libro.

RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITA’.

Esiste un test, che questo test si chiama “test di Zung” che uno lo fa se ci ha il dubbio di essere depresso.
E in questo test, nel test di Zung (che sembra  il nome di un santone e invece secondo me è solo l’ultimo dei furbi, e tutti gli ci credono) ci sono delle domande.
Domande sottili da matti tipo:

· Hai la sensazione che gli altri starebbero meglio se tu morissi?
· Sei disgustato da te stesso?
· Ti uccideresti se ne avessi la possibilità?
· Ti senti depresso?
· Hai problemi di stipsi?


Ecco, scientificamente se te rispondi “Sì” a tutte queste domande, allora vuol dire che sei nella merda più nera.
E grazie al cavolo, se studiare porta a co’ tanta perspicacia.
Per come la vedo io, se uno si alza e c’ha poca voglia di ridere allora può pure smettere d’interrogarsi.
Ma chi sono io se non una povera ignorante?

Per me, il buon vecchio Nick se mai un giorno gli salta alla mente di fare questo test, fa il massimo del punteggio.
Lo dico senza scherzi.
Lui ci ha proprio la fissa di parlare della depressione, ci ha la “Malinconoia” nel sangue, come Marco Masini.

Chi mi segue, conosce già il criterio base che mi spinge a prendere un libro piuttosto di un altro.
E insomma, a farla breve, il mese che sono andata alla mia libreria di fiducia c’era la “sagra dell’Hornby” : tutti i suoi libri scontati al 25% e allora io ne ho presi due.
Uno perché me l’aveva consigliato la Madai che è una mia amica, ed era “Non buttiamoci giù” che doveva tirarti su e invece a me per un attimo mi ha fatto venire la voglia di lanciarmi giù dall’ultimo piano del mio palazzo, e l’altro è questo appunto, “Un ragazzo” che poi l’ho preso perché col mio amico Paolin lo abbiamo visto mille volte per tutta una serie di perché che chissà se a qualcuno gliene può importare qualcosa. Dico che lo abbiamo visto, perché da questo libro ci hanno fatto un film che il titolo è “About a Boy”, dai l’avete visto tutti quello dove che c’è il figo di Hugh Grant.

E poi apro una parentesi su questa cosa, perché mi va.
Dico quando tirano fuori i film dai libri.
Sarà che sono le due passioni più grandi che ci ho la lettura e il cinema, e allora quando un regista la mattina si sveglia e lo fa per davvero di combinarli, io mi gaso sempre parecchio o m’incacchio per davvero.
Adesso, così, me ne vengono in mente due, no?
Prendi “Il Cacciatore di Aquiloni” che quando l’ho visto ho detto, cavoli, questo mi è proprio entrato nel cervello.
Se però penso a “Come Dio Comanda” allora mi cascano gli bracci. Un libro che ho adorato così tanto e un film che secondo me anche se non lo facevano era uguale.

Però ecco, “About a Boy” e “Un Ragazzo” sono proprio l’uno il sosia dell’altro e fanno parte della prima categoria.
Uno va visto, e l’altro va letto assolutamente. Roba che se qualcuno di voi ancora non l’ha fatto per me ci ha da rimediare in fretta, capite cosa intendo?
E io, finché leggevo le pagine, scorrevo il film nelle cervella e tutto era uguale.
Will è Will, la mamma depressa è la mamma depressa e Marcus, il ragazzo è proprio fico così.
Non è intelligente, è emotivamente onesto.
Chiede affetto senza chiederlo.
E’ cinico, sarcastico ma tremendamente sensibile.
O non vede nulla, o si stupisce di tutto.
Se mai avessi conosciuto un ragazzino così probabilmente me ne sarei innamorata all’istante ma se ci penso, forse mi è già successo.
E comunque proprio non manca nulla.
Dalle atmosfere ai profumi.
Dai tratti somatici a quelli caratteriali.
Ripeto e chiudo un ottimo lavoro.

Il Nick in questo libro mi ha stupìta e rapita e mi ha fatto su una confusione che non vi dico.
Roba che in certi momenti non capivo se mi scappava più da ridere o da piangere e nel dubbio, facevo tutte e due le cose insieme. Io mica che ci ho ricordi che un libro mi facesse un effetto così.
Sfugge sempre la battuta o la gaffe in una situazione oggettivamente drammatica.
Io ci ho sempre avuto la stima nelle persone che fanno così per stare al mondo, e mica che è così facile dare questo effetto scrivendo. Io giuro che lo vorrei fare ogni volta che scrivo ma tanto lo so che non ci riesco e allora Nick proprio qui l’ho invidiato un sacco tantissimo.

Certi capitoli però magari anche li avrei tolti, troppo introspettivi e lenti che non ci azzeccavano una beata fava con tutto il resto. Forse il Nick li ha scritti in uno di quei giorni che la luna nera gli prendeva la cucuzza e li ha lasciati per orgoglio. Però io se ero il suo editor piuttosto gli ci ragalavo una sveltina con qualcuna in cambio di per piacere toglierli, che così anche si tirava un pochetto su.

Una punta di fastidio ce l’ho avuta anche per tutta questa ostentazione di fare la pubblicità all’Adidas, al cioccolato Mars, Twix e Kit&Kat, ma magari siccome gli scrittori fanno la fame, allora ha fatto bene a prendere degli sponsor e citarli qua e la nelle pagine.

Ecco, appunto, le pagine.
Nelle altre recensioni non ne ho mai parlato ma secondo me, visto che sono una grande sostenitrice del libro stampato e non cederò mai all’ e-book, va fatto.
La Guanda in questo caso, ha usato una bellissima carta grossa e ruvida, spesso devi fare riferimento ai numeri a piede perché ti resta il dubbio se hai sfogliato due pagine alla volta anziché una, ma è l’ideale per una come me che non legge un libro senza scarabocchiarlo con la matita (ah, suggerisco sempre la consistenza della mina 2B che accarezza le parole senza bucarle e lascia una piacevole impronta morbida senza marcare il suo stesso passaggio nella pagina subito poi.)
Però…però è rilegato malissimo. Tipo che se pieghi il libro a metà per avere sotto gli occhi una sola facciata, ti restano in mano le pagine.
I caratteri di stampa credo siano un dodici per cui non affatica gli occhi e passi da un capitolo all’altro con grande velocità, il che significa, almeno per me, che il libro finisce lo leggi in pochi giorni.
Profuma di carta-carta come quella dei quotidiani. Le mie narici, non hanno captato odore di plastica o derivati di.

Non è che ci ho tanto altro da dire.
Allora io chiudo intanto, scusandomi perché so che questa sicuro è una delle recensioni più deboli che ho fatto ma sono di trasloco e ci ho un po’ di agitazione e la testa è da un’altra parte.
Ma siccome mi conosco so che se aspettavo a farla finiva che mi dimenticavo quello che ci avevo da scrivere.
Va beh, questa volta è andata così.
E poi volevo dire che invece di fare il test di Zung secondo me uno ci ha da fare ad esempio un esperimento.
Tipo secondo me uno ogni tanto pensa a qualcosa da fare ma senza fretta, senza dire lo faccio oggi o domani. Ma cavolate, tipo piantare in un vaso o in un campo il seme di un fiore, di un frutto o di una pianta più o meno legale. Oppure, cominciare a dipingere, o a scrivere, darsi al bricolage anche se non lo si ha mai fatto prima e si sa già in partenza di essere negati. Insomma, iniziare (senza per forza concludere) delle cose invece di stare li tanto a pensare, vedere come e se vanno a finire … cose così da passarsi via.

Oh! Poi sia chiaro se qualcuno ci ha un po’ il sentore che Zung ci ha visto dentro, io a bere birra e a sparare minchiaggini sono sempre disponibile.

Ciao a tutti, vado a mangiarmi un Duplo.

giovedì 2 agosto 2012

RACCONTO infeltrito numero7 "SEGNA, CHE PASSO!"



Un giorno ero bambina. Sono andata al negozietto in piazza con mia mamma. Lei, ha preso un litro di latte, si è avvicinata al banco e ha detto “segna”.
La signora col grembiule ha dunque aperto il suo quaderno, e con una matita ha registrato il tutto facendo una delicata e minuziosa operazione di somma a colonna, alla vecchia maniera.
Avevo dunque scoperto con mia grande felicità, che i soldi non servivano a nulla. Mi si è aperto un mondo.
Da il giorno poi e per settimane di fila, ogni mattina, all’insaputa di mia mamma, passavo, facevo suonare il campanellino della bottega, prendevo un pacchetto di caramelle, dicevo “segna”, sentendomi furba da matti che la commessa ci cascava sempre.

Un giorno, che ero ancora bambina, passeggiavo in piazza col mio babbo. La saracinesca era abbassata, il negozio aveva chiuso per sempre, il babbo mi disse “troppi debiti”, e per la prima volta ho capito il significato del pegno.
Ora, al posto di quella latteria, hanno aperto una banca.
Ogni mese sono costretta passarci per pagare le rate della macchina.
Nella mia ingenuità “da grande” mi chiedo: ma se…....

mercoledì 1 agosto 2012

RACCONTO infeltrito numero6. "Voglio Invecchiare" (elenco di come i giovani vedono gli anziani.)


                                                  

Voglio invecchiare, e lo voglio fare in fretta per :

· Ballare qualunque musica coi passi dell’Alligalli.
· Mettere una sedia in strada per evitare che qualcuno mi parcheggi la macchina sotto casa.
· Giocare con la dentiera.
· Parlare coi giovani senza conoscerli.
· Chiamare qualcuno facendo la carrellata dei nomi di tutta la mia famiglia.

· Dire “blè” per dire “blu”
· Attraversare la strada lentamente intimando gli autisti d’aspettare.
· Insultare i miei amici quando perdo a briscola.
· Creare litigi dal medico chiedendo “Chi è l’ultimo?” in sala d’aspetto.
· Anticipare le parole delle preghiere a messa, e poi diventare blasfema al bar.
· Indossare senza paura anche a Ferragosto, gambaletto color carne, maglia di lana rossa e gonna di flanella blu a fiori.
· Passare la mattinata a spettegolare con la mia vicina, bruciare il cibo sul fuoco e infine, rimediare con un pollo arrosto del mercato rionale, servendolo per pranzo a mio marito.
· Dare un euro di mancia a mio nipote, facendogli credere che per me sia un capitale.
· Improvvisarmi ingegnere, avendo solo la terza elementare, volendo dirigere i cantieri per strada.
· Comprare il quotidiano locale, aprirlo alla pagina centrale, fare l’appello dei sopravvissuti, e partecipare al funerale di completi sconosciuti.
· Andare a fare la spesa, dire allo commesse “Ho fretta!” e poi mettermi fuori dalla porta del negozio a chiacchierare per ore.
· Accompagnare una consistente tosse catarrosa con un bel ‘rcamadonna!
· Rispondere al telefono e dire “Chi è?”
· Parlare in dialetto con la mia badante dell’ Est.
· Seminare il panico girovagando in bicicletta nel traffico.

· Camminare con le mani dietro alla schiena.
· Riempire gli armadi con chili di naftalina.
· Giocare a nascondino e finire a Chi l’Ha Visto.
· Salire sul bus, chiedere con prepotenza mi venga lasciato il posto a sedere e scendere alla fermata subito dopo.
· Parlare con la televisione, e smadonnare quando passano la “reclame”.
· Spiare di notte dalla finestra con la luce accesa.
· Farmi i capelli lilla.
· Salire sulla bicicletta prendendo la rincorsa.
· Svegliarmi alle quattro di mattina per andare in posta.
· Incazzarmi con i giovani.
· Insegnare l’educazione ai giovani.
· Italianizzare il dialetto.
· Partecipare alle inaugurazioni e infilarmi i tramezzini nella tasca del grembiule.
· Poter far credere a chi non mi conosce da molto, che a vent’anni ero una bella figa.
· Improvvisarmi nei panni di u vigile davanti a una scuola credendo di fare la cosa giusta.
· Fischiettare per la strada con le braccia dietro la schiena.
· Guidare in contromano, mantenendo sempre e rigorosamente la prima, ignorando l’esistenza della frizione.
· Andare a “Uomini e Donne” sperando che la De Filippi mi trovi un fidanzato.
· Ubriacarmi col Tavernello.
· Incazzarmi perché ho perso gli occhiali, e ritrovarli sopra la mia testa, dopo ore di ricerche.
· Rumoreggiare sorseggiando la minestrina.
· Credere che Emilio Fede sia un giornalista.
· Andare all’osteria alle otto di mattina e bere un bicchiere di rosso della casa.
· Pranzare alle undici, cenare alle diciotto, andare a letto alle venti.
· Trovare Gerry Scotti un uomo profondamente sexy.
· Fare le previsioni meteo in base ai dolori che sento.
· Credere che le storie di Forum siano vere e che lo studio, sia un vero tribunale.
· Usare il reggiseno come portafoglio.
· Fingere di spazzare il marciapiede davanti casa, per farmi gli affari degli altri.
· Collezionare santini e immagini sacre.
· Salire in bicicletta di slancio con una gamba sola.
·Dare appuntamento alle mie amiche al cimitero.
· Votare Rutelli o Casini perché sono belli e Berlusconi perché sorride sempre.
· Uscire in ciabatte.
· Pulire la faccia di mio nipote con la saliva.
· Raccontare la mia vita al farmacista, creando la fila.
· Conservare un fazzoletto di stoffa tra le tette.
· Fare a gara con le altre anziane per essere la preferita del prete.
· Andare al mare a Jesolo e vincere il torneo di bocce.
· Scambiare gli Euro con le Lire.