martedì 30 aprile 2013

RACCONTO Infeltrito n17 "La Canzone de la Buela"





La Canzone de la Buela

Questa de la Buela è la storia vera
che si imbugò di birra in primavera
ma l’oste che la vide così bela
dal gòsso la scaricò su na grasiela.

Sola senza segno di un malore
viveva senza il ricordo di un dottore
ma un dì senza mona e senza gonna
bussò tre volte in pansa na battona

bianco come la luna il vomitello
come l’amore rosso il suo nasello
tu la seguisti senza una ragione
come un ragazzo beve un bottiglione

E c’era il sole e avevi gli occhi belli
lei ti pasticciò i diei e i capelli
c’era la luna e avevi gli occhi stanchi
come hanno tutti gli ubriachi

Furono boccali furono astemi
poi furono soltanto crisantemi
che videro con gli occhi della bile
fremere al vento e ai baci il tuo barile.

Dicono poi che mentre rotolavi
dai pedai chissà come scivolavi
e lei che non ti volle creder morto
bussò cent’anni ancora sul tuo scroto

Questa è la tua canzone bela Buela
che sei volata in cielo su una grasiela
e come tutte le belle cose
ti ammazzasti un giorno come l’oste

e come tutte le belle cose
ti ammazzasti un giorno come l’oste.




venerdì 26 aprile 2013

RECENSIONE Senza Candeggio n21 "FRANNY E ZOOEY" J.D.Salinger

Se no iè mati no li volemo


Titolo: “Franny e Zooey”
Autore: J.D. Salinger
Edito: Einaudi
Numero pagine: 155
Mese: Aprile
Motivo che mi ha spinto alla lettura: la riscoperta di Salinger


RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITA’.

Succede così.
L’anno scorso, il mio amico che di nome fa Luca, che se anche vi dico il nome chissà se vi cambia qualcosa, mi regala per il mio 30simo compleanno “Il giovane Holden” di Salinger, appunto.
Che magari sembra una presa per il culo, una che tocca il mondo degli “enta” e riceve un libro con nel titolo la parola “giovane” ma sono sicura che l’intenzione del mio amico mica era quella, o almeno lo spero se no sai che bei amici che ho.
E chissà se vi cambia qualcosa sapere pure questo dettaglio ma
succede così.

Riscopro Salinger, che io prima lo avevo abbandonato in biblioteca da adolescente, e poi adesso lo ritrovo per questo giro di coincidenze.
E succede che me ne innamoro, di come che scrive Salinger, intendo.

Succede che poi, in libreria svendono il cofanetto di questo scrittore, e lo compro, questo ancora l’anno scorso, più o meno in quel periodo.
Succede che poi lo metto in mezzo a tutti gli altri libri che io non so se succede pure a voi, che magari ci avete il periodo che comprate talmente tanti libri che chissà se vivrete abbastanza per leggerli tutti.
A me penso che succede.

Ne scelgo uno a caso, che ci avevo la voglia in questo momento magari prima di tirare le gambe per sempre, di leggermi qualcosa di Salinger, e questo Franny e Zooey, è stato il primo ad essere estratto dal cofanetto che vi ho scritto qua sopra. Così, a caso mica per chissà quale motivo.
E a caso ci devo andare per forza perché su ogni volume, non c’è nemmeno riportata la trama e i titoli non è che dicano molto, a essere sincera.
Prendi proprio “Franny e Zooey” beh, io non so’ voi ma se non sapevo che era di Salinger non so se così, mescolato tra altri mille titoli, avrebbe attirato la mia attenzione.
Dico così per dire che i titoli io per me in un libro sono importanti, e l’unico titolo che io per me può permettersi di rimanere impersonale è forse quello del Dizionario,
Che se compri un dizionario, fatica che lo compri per lo scopo che ci ha da avere, se sopra magari di titolo fa una cosa tipo“Misturia di parole in ordine logico e alfabetico”.
Così, sparo un titolo per dirne uno senza pensarci troppo.

Succede così.
Io se penso a un anno indietro, quando leggevo ma mica però così tanto come leggo ora, io la notte facevo sonni senza sogni.
Da un anno a ‘sta parte invece, succede così.
Sogno quasi ogni notte e nella maggior parte dei casi, i sogni me li ricordo tutti, quando è che poi mi sveglio.
Ora io non so se c’entra qualcosa, questa cosa che leggo tanto e sogno ancora di più, ma ci ho fatto caso, e questa parentesi sinceramente mi serve per spiegarvi altro.
Succede così.
Franny e Zooey di primo acchito, sembrano due racconti divisi.
Voglio dire, la grafica del libro ti porta a pensarlo.
Leggo dunque il primo racconto tutto d’un fiato la prima sera, poi chiudo, appoggio sul comodino, via nel mondo dei sogni, e buonanotte ai suonatori.

Mi sveglio la mattina presa da un’esperienza trascendentale.
Ah che vi ho sentito che mi state mandando a fare in culo, state buoni che ora mi spiego meglio.
Capogiri, senso di nausea, sudore freddo, nervi tesi, e una gran voglia di svenire.
Reduce dalla lettura della sera precedente e da un sonno tormentato mi dico Ecco, sono la solita come mi faccio suggestionare io dalle cose non conosco nessuno, a parte i seguaci di Wanna Marchi, s’intenda.
Poi va beh, se a qualcuno può interessare della mia salute, si sappia che m’è bastato stendermi 5 minuti sul letto ed è passato tutto, non ci ho bisogno di altro, spesso.

Il punto è un altro.
Il punto è che tutto in questo romanzo, ruota attorno a sensazioni di questo genere.

Che Franny è una giovane adolescente presa da una profonda crisi mistica, alla ricerca di un’identità religiosa che le possa dare conferme e risposte.
Zooey è suo fratello, questo io credo possa bastarvi.

Ora direte ‘Azz che trama, bela proprio Marisa cicciona che voglia di leggerlo questo libro.

Ovviamente lo direte con un tono assolutamente sarcastico e io non posso che darvi ragione, ma il punto è un altro.

Il punto è che a mio parere, Salinger va letto non per quello che racconta, ma per come lo racconta.
Il suo stile confidenziale, il modo che ha di dare peso e forza ai dettagli, la pungente ironia, la graffiante sagacia, le immagini popolari inserite in contesti impegnati, le distrazioni che ci catturano senza però farci perdere il filo, queste robe qui, insomma.
Che io lo invidio un sacco, che io non so come fa, ma sono convinta che così, se mi mettete sotto il naso una pagina scritta da lui la riconosco subito.

E questo è io credo tutto quello che ci ho da dire.
Succede così, quando una non è che ci ha troppa voglia di scrivere.





lunedì 22 aprile 2013

RACCONTO infeltrito n16: QUESTO è UN RACCONTO CHE PARLA DI QUANDO MIO MOROSO HA UCCISO UN CLOWN CON LA MIA TESTA MENTRE FUORI PIOVEVA.



QUESTO è UN RACCONTO CHE PARLA DI QUANDO MIO MOROSO HA UCCISO UN CLOWN CON LA MIA TESTA MENTRE FUORI PIOVEVA.

Le Domeniche piovose in primavera, sono sicuramente diverse dalle domeniche piovose in inverno.
Qualsiasi donna può darmi ragione in quanto sto per dire.
Nelle Domeniche piovose d’inverno, la prima cosa che fai, è alzarti dal letto, guardare fuori dalla finestra e dire Da fogo, oggi spacco il materasso.
Ma nelle Domeniche piovose di primavera invece no, nel cervello scatta qualcosa di diabolico che suona più o meno così: Finalmente si sta aprendo la bella stagione, col cavolo che l’unico giorno libero della settimana lo spreco in letargo.
I neuroni cominciano dunque a scontrarsi tra loro provocando tutta una serie di giochi d’impatti e scintille, meglio noti sotto un’unica frase, che suona più o meno così: ricerca forzata in maniera compulsiva di un diversivo.
Così, accendo il computer e comincio a navigare in rete, sotto la stretta sorveglianza di mio moroso, che tacito e permissivo fino a un certo punto, sovraintende la mia ricerca a fin ché io non ricada in qualcosa di dannatamente e tipicamente femminile.
Un mercatino vintage, o la fiera dei tulipani, per dirne due a caso.
Che le Domeniche piovose in primavera qui nella mia città, se può interessare a qualcuno, sono noiose da matti, quelle di sole no, quelle qualcosa da fare lo trovi sempre.

Va’ guarda, gli dico, Amore questa cosa ci ha da essere proprio bella! Va’ guarda che iniziativa interessante, uniscono l’arte circense con l’hand made, con la poesia e pure con la passione per il verde i fiori, i broccoli, e tutta quella roba lì, che dici, solo 3 euro l’ingresso dai – dai – dai!!!
Lui mi dice Va bene, l’hand made chissà cazz’è ma per il resto mi pare che ci siamo a patto non ci siano elefanti e leoni dopati lì dentro che allora va mica più bene, mi dice.
Ma no va’ guarda leggi qua ci sono i funamboli, i trapezisti, i clown, dai che l’hand made l’è la roba fatta a man.
Lui mi dice Va bene, a patto non ci sia uno là che legge le poesie al buio sotto un abat-jour che allora va mica più bene, mi dice.
Ma no va’ guarda leggi qua, non è un reading, è n’altra roba!
Lui mi dice Va bene, a patto non ci sia puzza da letame e concimi chimici vari, che allora va mica più bene, mi dice.
Ma no, va’ guarda ci hai sempre da rovinare le Domeniche, te.
Lui mi dice Va bene, basta che ci sia un bagno e che te tasi, andiamo.

Che se c’è una cosa che mi piace del mio moroso, è che ci ha una pazienza ed è sempre così accondiscendente e rilassato, e tranquillo, esattamente come all’incontrario di me.

Quindi alla fine, siamo che andiamo.

Che ci avevo la felicità nel cuore. Che chissà cosa mi aspettavo di trovare.
Che a parte lo zerbino fuori dal cesso con la scritta Welcome, io non saprei.

Paghiamo l’ingresso: 3 euro, chissà quali altre cose si possono fare con tutti quei soldi lì.

Sapete come che quando, comprate un qualcosa a scatola chiusa, no? L’aprite, ne guardate il contenuto ne scrutate gli angoli per vedere se è rimasto impigliato qualcosa proprio lì e pensate Beh, forse c’è un doppio fondo in questa scatola, quindi la smontate, la sventrate, ma niente, il contenuto era proprio la prima inutile cosa che si è presentata sotto ai vostri occhi?
Esattamente così.

Niente trapezisti, niente funamboli, niente fiori manco che meno broccoli, nessuna poesia, nemmeno una pagina per terra, persa per sbaglio da un passante,
Solo 5 scarpe e 4 vestiti sistemati alla vaffanculo su un appendiabiti.
I pagliacci però c’erano.
Uno in particolare mi è venuto incontro, vedendomi da lontano, che io il mio moroso intanto l’avevo perso chissà dove a imprecare con se stesso, in silenzio come che fanno tutte le persone dotate di assoluta calma e auto controllo.

E mi viene incontro, truccato e vestito da ebete, il clown, mica mio moroso.
Con una risata come quella che fanno quei conduttori idioti di quei programmi per bambini alla Mela Visione, che si comportano come degli adulti ritardati.
Indiscutibilmente di razza maschile.
Mi si avvicina suonando una trombetta, anzi no, era una lingua di menelik.


Mi dice Ciaaaaaaaaooooooo, ti stai divertendo? Ciaaaaaaoooooooo come ti chiami?
Forse l’istinto materno mi ha detto Rispondigli, poro cristo, rispondigli. Silvia, gli dico.
Wooooooooooowwww!!! Silvia?!?! Anch’io mi chiamo Silvia lo sai?!
Forse è stato l’istinto materno a pietrificarmi in quel momento, come quando una mamma scopre che un bambino è stato abbandonato a se stesso, lontano dalle premure dei propri genitori, e rimane lì basita davanti a cosa fatta senza riuscire a proferire parola.

E’ stato in quel momento, che mio moroso mi è venuto in soccorso, raggiungendomi, chiedendomi con lo sguardo, Ci sono problemi?
Ma una voce s’è intromessa tra noi, e quella voce diceva
Ciaaaaaaaaaaaaoooooooooooo noi siamo Silviaaaaaa, anche tu ti chiami Silviaaaaa?



Da lì in poi non ricordo più nulla, solo un rumore di ossa rotte e il colore del sangue.







 

 




giovedì 18 aprile 2013

RECENSIONE Senza Candeggio n 20. "L'Amante di Lady Chatterley" di D.H.Lawrence

D.H. SPORCACION


Titolo: “L’amante di Lady Chatterley
Autore: D.H. Lawrance
Edito: grandi tascabili Newton
Numero pagine: 303
Mese: Aprile
Motivo che mi ha spinto alla lettura: che imbroglio era, maledetta primavera.


RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITà.

Seeee- eeeee- e-e per innamorarmi ancooooooraaaaa torneraaaaaa-aaai maledetta primaveeeeeeraaaaaaa!

Signori della corte, non ho altre spiegazioni per giustificare la mia scelta, caduta questo mese su questo titolo.
Potrei arrampicarmi sugli specchi, dirvi che no, non l’ho comprato questo libro, che l’avevo già in casa, che l’ho ereditato da mia madre, dirvi che la primavera e lo spirito d’accoppiamento ha fatto il resto, ma la verità rimane una sola.
E’ tutta colpa della tentazione.
Il diavolo mi ha fatto il solletico sotto il naso con la sua coda.
E quando dico “coda”, sentitevi pure liberi di essere maliziosi, così potrete entrare pienamente nel merito del  romanzo stesso.
Da subito.

Decido di leggere "l'Amante di lady Chatterley" convinta che un libro scritto praticamente 100 anni fa, non potesse sconvolgermi più di tanto.
Scopro invece che sì, questo romanzo è il padre di tutti gli Harmony.
Amore e odio per Lawrence.
Lo capisco soprattutto dai dialoghi, ma arriverò a parlarvi anche di questo a tempo debito.

Occorre prima, far luce sulla trama.
La storia di un amore scandaloso, scritto agli inizi del secolo scorso, che supera tabù e pregiudizi, infrangendo i rigidi schemi del falso pudore e delle barriere sociali.
Questa frase l’ho copiata dalla quarta di copertina, che mi pareva più chiara rispetto a tutto quello che vi voglio raccontare.
Lo dico per voi, se le righe qui sopra vi possono bastare, passate oltre perché ora, comincio a sparare cassade a minchia, che oltretutto, vi saranno totalmente inutili.

Questa è la storia di Connie, giovane e focosa nobil donna sposata con suo marito, che anche lui è nobile ma di fare all’amore non gli ci interessa, che lui è preso a farsi le storie col suo cervello piccolo, intellettuale da salotto e imprenditore di sta cippa.

Lo so, vi state chiedendo E di cosa si parla in un salotto?
Discorsi tosti, ve ne riporto alcuni.

- “Intellettualmente, credo nell’avere un buon cuore, un pene in buona forma, un’intelligenza vivace, e il coraggio di dire merda di fronte a una signora.”

-“Immaginate un governo che spande etere nell’aria il sabato, per procurare un fine settimana divertente.”


- “I ragazzi spendono tutto in vestiti, sigarette, alcolici. Il mondo è proprio cambiato, E non hanno paura di niente, non rispettano niente, non si sacrificano affatto, pensano solo a se stessi. Sono proprio egoisti e rozzi. E sono i vecchi a rimetterci. E si arriva a questo. Le donne sono dei demoni. E sono i vecchi a rimetterci, è davvero una brutta situazione. Vogliono solo un po’0 di soldi in tasca da spendere in giro. E’ tutto quello che vogliono. Quando non hanno soldi, danno retta ai bei discorsi dei rossi e ballano il charleston e non so cos’altro.”

E bla bla bla.

Tira che ti ritira, la nostra amica Connie, sente il richiamo della copulazione, e visto che il suo marito ci ha da blatterare coi suoi amici, lei giustamente, va a cercare il suo nuovo augello nel bosco.
E lo trova.
Mellors, si chiama.
Professione: guardiacaccia.
Nome in codice: tispaccolapatatainmillepezzi.


E si incontrano di nascosto, e corrono nudi sotto la pioggia, e si infilano a vicenda i nontiscordardime nei peli pubici, e danno un nome di battesimo ai rispettivi organi sessuali, e praticano il sesso orale e bocca mia taci.
Che ragazzini!
Mi facevano una così tanta tenerezza che non se sa!

Perché loro, sono dei romantici, loro. Così si definiscono. In continuazione.
Come dargli torto.
Ora torno sul discorso dei dialoghi di cui vi ho parlato prima, così capite com’è che lo vedono Connie e Mellors, il romanticismo.
Dicono così:

“Ti amo perché posso penetrare in te” disse Mellors
“Ti piaccio?”, gli chiese, con il cuore in subbuglio.
“Mette tutto a posto il fatto che ti possa penetrare. Ti amo perché ti sono venuto dentro così.”


“Sei una gran bella fica, Il più bel pezzo di fica che ci sia al mondo.”
“Cosa vuol dire fica?”, gli chiese.
“Non lo sai? E’ quella cosa in cui entro ed è quello che diventi tu quando entro in te, nient’altro.”
“Fica! Equivale a chiavare allora.” chiese lei.
“No, no! Fica è molto di più, sei tu, capisci?” Connie si alzò e lo baciò tra gli occhi incredibilmente dolci e insopportabilmente belli.

“Io sono la dama dal pelo bruno.”

Cioè no dai basta, leggetelo e cercatevele, ce ne sono troppe, e varrebbe la pena di eccit… citarle tutte!

Lo voglio rileggere anch’io prima o poi, senza scherzi, sono seria.
Fosse anche solo per contare l’innumerevole elenco di cose azzurre che compaiono nel romanzo:
occhi azzurri, cieli azzurri, vestiti azzurri, fiori azzurri, uccelli dalle ali azzurre.
(oh basta pensare a quello, sto parlando degli animali, ora!)
Qualunque cosa è azzurra, qui.
Come in tutte le favole che si rispettino.

Il finale del libro?
Non ve lo dico.
Tanto lo so che siete i soliti conformisti e che state pensando alla classica formula “e vissero tutti felici e contenti.”


Se siete convinti che le "50 sfumature di..." siano un capolavoro, non avete capito niente.















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mercoledì 10 aprile 2013

RACCONTO infeltrito n15. "CATALOGO BEAT, OVVERO, UNA POESIA IN CUI DICHIARO D’ESSERE FUORI COME UNA PIGNA, DESTANDO PROFONDA AMMIRAZIONE TRA I GIUOVANI."


 
CATALOGO BEAT, OVVERO, UNA POESIA IN CUI DICHIARO D’ESSERE FUORI COME UNA PIGNA, DESTANDO PROFONDA AMMIRAZIONE TRA I GIUOVANI.
(l’autrice ritiene indispensabile inserire delle parentesi al fine di chiarire il senso del tutto a chi non fa uso di LSD, sebbene inserite dopo lo stesso consumo)



Mi hanno detto che il 28 Maggio esce un libro fichissimo.

E che lo presenteranno a Verona là nel centro della via del centro di via Cappello,
dove che c'è quella statua di Shakespeare,
di bronzo, .                                                                                                                                    (introduzione)
con le zizze consumate,
mi han detto, fichissimo,
mi han detto.


Mi hanno detto, che è tutta colpa di un vecchio famoso,
con la faccia tagliata a metà,
mi hanno detto è americano, mica è inglese                                            (riferimento a due  scrittori+
che sulla copertina ce la mette, la faccia, metà                                            rima baciata+1 colore)
verde.



Mi hanno detto, che è tutta colpa di 9 persone +1.
Mi hanno detto che, forse
non è proprio - proprio tutta colpa loro ma forse,                                                (torna il +1, i colori,

mi hanno detto,                                                                                                                      arriva l’alcol)
è tutta colpa dei tori, delle galline, dei pesci, o degli elefanti bianchi.

O del Ferrari però mica che la automobile, nero.



Mi hanno detto, però forse colpa del moijto o del negroni            
o del martini molto secco e molto doppio                                            (l’alcol.11scrittori,introduzione
mi hanno detto, molta colpa                                                                        la nausea, il mal di Mare, H,
delle zizze, del cappello, di Shakespeare o del Mare io dico no,                            un poco de casin)  
(arriva l’onda)                                                                                                
tutta colpa di quei 9,
fichissimi mi hanno detto,
fichissimi.


Mi hanno detto moriranno tutti soffocati dal proprio vomito
come le vere rock star
non se li pescherà nessuno                                                               (riferito agli autori del libro, a H,
mi hanno detto                                                                                       alla creatività, alla delusione)
non c’è niente di nuovo sotto il sole.
 moriranno nell’ombra




come Romeo pure, che mica è morto così
mi hanno detto                                                                            (ritorno della delusione e dell’espulsione
anche se non è una rock star                                                      dei succhi gastrici che ne consegue
ma ci ha la morosa che tutti gli ci toccano le tette.                        + coda all’introduzione)



Che fregatura, bella vita
Mi han detto.                                                                          (elogio al pessimismo, e al pesce di H
A star lì ad aspettare che qualcuno ti tiri su.

                                                                             paragonato dall’autrice per licenza poetica al successo)

martedì 2 aprile 2013

RECENSIONE senza Candeggio n19 "LOLITA", V.Nabokov

Vladimir, un anziano Petulante.
 



Titolo: “Lolita”
Autore: Vladimir Nabokov
EditoLa Biblioteca di Repubblica
Numero pagine: 312
Mese: Marzo
Motivo che mi ha spinto alla lettura: Ci avevo voglia di scandalizzarmi con un classico.


RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITà.

Parto che vi racconto un fatto curioso.
Ci ho messo quasi tre settimane a leggere questo libro. Un’eternità.
E fin qui, io direi che di curioso c’è poco.
La curiosità è che in quelle quasi tre settimane, facevo un incubo ricorrente.
Ricorrente, l’ho fatto due volte, ma credo possano bastare per definirlo tale.

Adesso ve lo scrivo così non continuo ad andare a capo coi periodi, che magari è stressante così dico graficamente, da leggere. L’incubo era così: cioè, partiva con la realtà. La sera prima di addormentarmi leggevo questo romanzo, poi lo chiudevo quando sentivo che stavo partendo con le palpebre, lo mettevo sul comodino e mi addormentavo. Attenzione che ora ve lo racconto. Tantissime lettere confuse mi investivano, per lettere intendo caratteri, non lettere nel senso postale del termine. Tutto un gioco di piani, chessòio, la  T si catapultava a grande velocità verso  la  mia persona, diventava gigantesca, quasi m’investiva, mi sfiorava e poi, via, andava scemando verso l’esterno a ritroso, tornava indietro e si trasformava poniamo il caso in una M. E la M poi, tornava in primo piano enorme davanti a me, e nell’avanzare diventava una F, e di nuovo si restringeva indietro per tramutarsi in una A, e poi, di nuovo avanti ma le lettere diventavano 2 e poi tornavano indietro ma erano 3 fino a che, non mi ritrovavo a un certo punto che mi veniva da soffocare da quante lettere che mi circondavano. Tutto in bianco e nero senza neanche un poco di aria intorno.
A quel punto, mi svegliavo in piena notte unta di sudore, col fiato corto e la saliva senza, respirando mica come una persona normale respirerebbe per stare regolarmente al mondo.

Col senno di poi, questo l’ho chiamato Effetto Nabokov.
E io col cavolo che in questa vita mi vado a leggere un altro suo lavoro, però adesso quando mi sento che ci ho l’affanno, battezzo quel momento come Effetto Nabokov, che mi fa sentire intellettuale da matti.

Sono certa, un lettore su tre di questo mio blog, l’ha letto, Lolita.
E se non l’ha letto, ne ha senz’altro sentito parlare per cui non so se questa volta la trama ve la racconto per bene.

Ci avevo voglia di scandalo. E anche di un classico della letteratura.
Sono fatta così, ogni tanto un classico lo leggo per spezzare, che se no a leggere solo libri di gente contemporanea finisce che perdo le origini, non si fa.

Lo scandalo è evidente nella storia in sé, che la conosciamo quella del vecio depravato, paranoico, pazzo, che si innamora della ragazzina e vuole darci da intendere che anche lei lo è.
E a volte ci riesce pure a farcelo credere, secondo me.
Non dico che dietro tutto questo non ci sia uno scandalo per carità, che se c’è un genere umano che io gli ci auguro di essere attaccato alla forca per i maroni, sono proprio i pedofili.
E’ che ci avevo delle aspettative diverse, nello stile narrativo.
Pensavo di arrivare a detestare l’autore, a schifarlo, a inorridire davanti alle sue parole, e invece, quello che più aspettavo era sapere cos’altro aveva da raccontarmi.
Una curiosità non dico morbosa più che altro… vediamo se riesco a fare un esempio per essere più chiara.
Ecco, come se avessi a che fare con un amico del bar che se ne stà lì a parlare e a vaneggiare tutto il tempo  e a un certo punto mi ci scappa da dirgli sbuffando Si va bè o capio, ma struca-struca, veto avanti?Comela finia?

Per un periodo, durante la lettura, mi auto convincevo di essere anziana, mi dicevo Silvia sei tua nonna - Silvia sei tua nonna.
Lo facevo così, per provare il brivido in ciò che lo scrittore voleva comunicarmi, arrivando persino al punto di colpevolizzarmi, di pensare Bé, forse quello che mi sta dicendo Nabokov mi annoia e non mi sfiora perché sono una ragazza moderna, anche se certi classici li ho amati con tutta me stessa, non è che mi annoia e non mi sfiora per il semplice fatto che l’autore è petulante, puntiglioso e deve descrivere ogni singolo e inutile dettaglio che lo circonda, così per sfizio, no- no, ma va là.

E intanto, mi prendevo a frustate camminando a piedi nudi sui ceci.
Così, perché l’auto castigo è affar serio.

Passiamo oltre.

Io credo non fosse nelle sue intenzioni, ma a certi momenti mi faceva scappare da ridere,  quando ad esempio scriveva cose tipo:

- Nei miei rapporti igienici con le donne, ero pratico, ironico e sbrigativo.
- Mio caldo amore lanuginoso.
- Olezzava di frutteti di ninfolandia.
- Aveva un costume da bagno color malva glande e uno nero olè.
- Il padre di Mary seduceva una pecora, pensieri simili fragranti e vagabondi mi sono sempre stati di conforto nei momenti d’insolita tensione.

Ce n’ho una lista lunghissima, potrei andare avanti per molto.
Sarà che io sono scema e come si dice qui dalle mie parti “mal màura”, ma forse è proprio per merito di questo genere di frasi se in qualche brutta maniera sono riuscita ad arrivare
-seppur con fatica- alla fine del romanzo.
Frasi che mi sembravano più ironiche che altro, però.
E mi sa che non è proprio così che andavano interpretate.

In ogni caso, io le ultime 50 pagine del libro non le ho ben capite.
Ci avevo una confusione, porca vacca.
Quindi non chiedetemi com’è che finisce di preciso la storia.
Mi pare che lei scappa, poi si mette con uno e fanno un bambino.
 E il faccia di mer*a uccide uno e dopo va in prigione.
In sostanza.