lunedì 22 aprile 2013

RACCONTO infeltrito n16: QUESTO è UN RACCONTO CHE PARLA DI QUANDO MIO MOROSO HA UCCISO UN CLOWN CON LA MIA TESTA MENTRE FUORI PIOVEVA.



QUESTO è UN RACCONTO CHE PARLA DI QUANDO MIO MOROSO HA UCCISO UN CLOWN CON LA MIA TESTA MENTRE FUORI PIOVEVA.

Le Domeniche piovose in primavera, sono sicuramente diverse dalle domeniche piovose in inverno.
Qualsiasi donna può darmi ragione in quanto sto per dire.
Nelle Domeniche piovose d’inverno, la prima cosa che fai, è alzarti dal letto, guardare fuori dalla finestra e dire Da fogo, oggi spacco il materasso.
Ma nelle Domeniche piovose di primavera invece no, nel cervello scatta qualcosa di diabolico che suona più o meno così: Finalmente si sta aprendo la bella stagione, col cavolo che l’unico giorno libero della settimana lo spreco in letargo.
I neuroni cominciano dunque a scontrarsi tra loro provocando tutta una serie di giochi d’impatti e scintille, meglio noti sotto un’unica frase, che suona più o meno così: ricerca forzata in maniera compulsiva di un diversivo.
Così, accendo il computer e comincio a navigare in rete, sotto la stretta sorveglianza di mio moroso, che tacito e permissivo fino a un certo punto, sovraintende la mia ricerca a fin ché io non ricada in qualcosa di dannatamente e tipicamente femminile.
Un mercatino vintage, o la fiera dei tulipani, per dirne due a caso.
Che le Domeniche piovose in primavera qui nella mia città, se può interessare a qualcuno, sono noiose da matti, quelle di sole no, quelle qualcosa da fare lo trovi sempre.

Va’ guarda, gli dico, Amore questa cosa ci ha da essere proprio bella! Va’ guarda che iniziativa interessante, uniscono l’arte circense con l’hand made, con la poesia e pure con la passione per il verde i fiori, i broccoli, e tutta quella roba lì, che dici, solo 3 euro l’ingresso dai – dai – dai!!!
Lui mi dice Va bene, l’hand made chissà cazz’è ma per il resto mi pare che ci siamo a patto non ci siano elefanti e leoni dopati lì dentro che allora va mica più bene, mi dice.
Ma no va’ guarda leggi qua ci sono i funamboli, i trapezisti, i clown, dai che l’hand made l’è la roba fatta a man.
Lui mi dice Va bene, a patto non ci sia uno là che legge le poesie al buio sotto un abat-jour che allora va mica più bene, mi dice.
Ma no va’ guarda leggi qua, non è un reading, è n’altra roba!
Lui mi dice Va bene, a patto non ci sia puzza da letame e concimi chimici vari, che allora va mica più bene, mi dice.
Ma no, va’ guarda ci hai sempre da rovinare le Domeniche, te.
Lui mi dice Va bene, basta che ci sia un bagno e che te tasi, andiamo.

Che se c’è una cosa che mi piace del mio moroso, è che ci ha una pazienza ed è sempre così accondiscendente e rilassato, e tranquillo, esattamente come all’incontrario di me.

Quindi alla fine, siamo che andiamo.

Che ci avevo la felicità nel cuore. Che chissà cosa mi aspettavo di trovare.
Che a parte lo zerbino fuori dal cesso con la scritta Welcome, io non saprei.

Paghiamo l’ingresso: 3 euro, chissà quali altre cose si possono fare con tutti quei soldi lì.

Sapete come che quando, comprate un qualcosa a scatola chiusa, no? L’aprite, ne guardate il contenuto ne scrutate gli angoli per vedere se è rimasto impigliato qualcosa proprio lì e pensate Beh, forse c’è un doppio fondo in questa scatola, quindi la smontate, la sventrate, ma niente, il contenuto era proprio la prima inutile cosa che si è presentata sotto ai vostri occhi?
Esattamente così.

Niente trapezisti, niente funamboli, niente fiori manco che meno broccoli, nessuna poesia, nemmeno una pagina per terra, persa per sbaglio da un passante,
Solo 5 scarpe e 4 vestiti sistemati alla vaffanculo su un appendiabiti.
I pagliacci però c’erano.
Uno in particolare mi è venuto incontro, vedendomi da lontano, che io il mio moroso intanto l’avevo perso chissà dove a imprecare con se stesso, in silenzio come che fanno tutte le persone dotate di assoluta calma e auto controllo.

E mi viene incontro, truccato e vestito da ebete, il clown, mica mio moroso.
Con una risata come quella che fanno quei conduttori idioti di quei programmi per bambini alla Mela Visione, che si comportano come degli adulti ritardati.
Indiscutibilmente di razza maschile.
Mi si avvicina suonando una trombetta, anzi no, era una lingua di menelik.


Mi dice Ciaaaaaaaaooooooo, ti stai divertendo? Ciaaaaaaoooooooo come ti chiami?
Forse l’istinto materno mi ha detto Rispondigli, poro cristo, rispondigli. Silvia, gli dico.
Wooooooooooowwww!!! Silvia?!?! Anch’io mi chiamo Silvia lo sai?!
Forse è stato l’istinto materno a pietrificarmi in quel momento, come quando una mamma scopre che un bambino è stato abbandonato a se stesso, lontano dalle premure dei propri genitori, e rimane lì basita davanti a cosa fatta senza riuscire a proferire parola.

E’ stato in quel momento, che mio moroso mi è venuto in soccorso, raggiungendomi, chiedendomi con lo sguardo, Ci sono problemi?
Ma una voce s’è intromessa tra noi, e quella voce diceva
Ciaaaaaaaaaaaaoooooooooooo noi siamo Silviaaaaaa, anche tu ti chiami Silviaaaaa?



Da lì in poi non ricordo più nulla, solo un rumore di ossa rotte e il colore del sangue.







 

 




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