lunedì 4 novembre 2013

RECENSIONE Senza Candeggio n30 "Il Profumo delle Foglie di Limone" C.Sanchez

Chi si addormenta leggendo, chi si addormenta scrivendo


Titolo: “Il Profumo delle Foglie di Limone”
Autore: Clara Sanchez
Edito: Garzanti
Numero pagine: 361
Mese: Settembre/Ottobre
Motivo che mi ha spinto alla lettura: prestato dalla mia collega “questo lo devi leggere” ha detto.


RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITà.

E’ il primo romanzo di uno spagnolo che leggo, non scrivo spagnola perché c’è pieno di maliziosi qua in giro.
 Di una scrittrice che viene dalla Spagna, diciamo.
Se non me l’avesse prestato la mia collega, dicendomi “Questo lo devi leggere”, molto probabilmente non l’avrei comprato di mia iniziativa.
 Non so dire il perché.
Forse perché so’ che gli spagnoli parlano la stessa lingua dei sud americani e lo stile dei sud americani mi fa venire le malinconie, la gastrite e un principio di cistite. Tutto insieme.
Una volta ho letto Coelho e ho preso il vaiolo.
 Clara Sanchez non sapevo come affrontarla, con le novità è sempre così.

Già dalle prime pagine, il suo stile introspettivo mi faceva venire voglia di andare a Roma, strappare le budella alla D’Urso e legarmele strette intorno al collo.
Però poi la trama risultata avvincente, per questo ho abbandonato il mio viaggio e mi sono lanciata in quello della Sanchez.

Il tema, è un evergreen.
La storia della persecuzione ebrea.
Un argomento che tritalo come vuoi, ognuno lo racconta a suo modo.
Ne “Il profumo delle foglie di limone” c’è l’odore della rivincita.
Anche la rivincita degli ebrei nei confronti degli ufficiali nazisti è già stata raccontata in tutte le salse.
Ci piace sempre, anche se spesso la moralità ci annoia e tendiamo a voler veder vincere i cattivi.
Non in questo caso.

Su questo argomento ne so di più dal punto di vista cinematografico.
Film come Train de Vie, Bastardi Senza Gloria e This Must be The Place, sono l’uno totalmente differente dall’altro ma vivono della stessa linfa.
Toccano i nervi giusti.
 Funzionano, appassionano, stupiscono, a tratti sembrano essere surreali sebbene parlino di un pezzo di storia non troppo distante dal nostro presente. Ti fanno addirittura incazzare.

 Ora, la Sanchez non m’ha fatto incazzare.

Per questo non riesco a capire se il suo libro mi è piaciuto o meno.
C’è l’attesa che vince sulla rassegnazione, c’è il disincanto, la confusione, un finale che resta in bilico tra il prevedibile e l’imprevedibile, qualche colpo di scena ma non troppo carico di tensione.
Volendo, chiudi il libro e ti porti a casa pure una lezione: la peggior pena e la miglior giustizia, é quella di riuscire a soggiogare la mente altrui.
Tutti questi, sono punti che giocano a suo favore, ma manca ritmo alla scrittura.
Non ho trovato nella scrittrice quello stile, quella personalità che forse –per come la vedo io- spesso è più importante della trama in sé.
O magari ce l’ha, ma non mi convince per niente.






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