mercoledì 1 ottobre 2014

RECENSIONE Senza Candeggio n65 "UNA BANDA D'IDIOTI" J.K. Toole


Titolo: “Una Banda d’Idioti”
Autore: John Kennedy Toole
Edito: Marcos y Marcos
Numero pagine: 459
Mese: Luglio -Agosto 2014
Motivo che mi ha spinto alla lettura: la comune presunzione nei confronti della gente.


RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITà

Una mia buona amica, sostiene che un valido motivo per comprare i libri, è fidarsi dei titoli. A me “Una Banda d’Idioti” è andato subito all’occhio per questo.

Ignatius, è il protagonista di questo romanzo, ma non solo, è un tipo diciamo “particolare”.
Ad esempio, tira di quei rutti che dal rumore che fanno, sembrano distruggerli l’intero apparato digestivo; porta al polso un orologio di Topolino con le mani inguantate che fungono da lancette, indossa (parlo ancora di Ignatius) una sciarpa che volendo può portare a uso scialle,  o trasformarla in cintura, fusciacca, mantello, kilt, sostegno per un braccio rotto, fazzoletto.
Ha due grossi baffi spesso “ipastrocè” di cibo e sulla testa, un berretto da caccia completo di paraorecchie; e una madre, che dal momento in cui comincia ad avercela con lui, decide di non comprargli più il Dr Nut.
Ignatius è impertinente, insolente, antipatico, scostante, ipocondriaco, paranoico, un ballista di prima categoria con sempre una scusa pronta ed un insulto in canna, è catastrofico (scendere dal letto potrebbe rivelarsi un gran pericolo per il suo osso del collo, il tarso e il metatarso) si fa odiare da tutti tranne che dal lettore, o almeno, così fino a buona parte del libro.

Per un breve, brevissimo periodo diventa un rivoluzionario mettendosi alla guida di una “protesta operaia” e quando metto le parole tra le virgolette, intendo dirvi di prendere quest’espressione con le pinze; e quando dico breve, intendo breve sul serio, che Ignatius pare uno non molto portato per i progetti a lungo termine.
Poi sceglie di vendere hot dog, così giusto per non finire in galera, e lo fa a modo suo portando ad esempio il baracchino in mezzo a delle signore per bene riunite a una mostra. E sul baracchino incolla un foglio di quaderno con su scritto “TRENTA CENTIMETRI (30) DI PARADISO”.
Ignatius se ne va in giro in cerca della svolta della propria vita e inconsapevolmente si ritrova coinvolto in un giallo.
Si trova coinvolto ma non se ne accorge, né mai se ne renderà conto perché troppo impegnato a intrattenere una fitta e megalomane corrispondenza con la ex morosa fatta di scambi d’insulti, esagerazioni e progetti terroristici a cavallo tra l’utopia e la fantasia.

Da un certo in poi della storia, Ignatius diventa come una sorta di macchietta del Don Chisciotte, e se si pensa che già di per sé Don Chisciotte lo è, si capisce dove comincia il limite dell’esagerazione.
Quindi poi basta, Ignatius ha cominciato a diventare antipatico pure a me che l’ho sempre difeso dalla ciurma di personaggi pittoreschi che animano il libro.
E’ diventato un po’ come quei comici da tv, di quelli che all’inizio ti fan sbellicare dalle risate ma poi a furia di vederli, finisci col non sopportare, di quelli che a furia di sentirli arrivano al punto di urtarti i nervi.
Questo fastidio credo d’averlo provato a circa 2/3 del libro.
Il che mi fa pensare al fatto, che se fosse finito prima, sarebbe rientrato nella lista dei miei libri preferiti.
Una Banda d’Idioti non guadagna nessuna posizione forse proprio a causa della pesantezza che arriva a raggiungere quando avrebbe potuto evitare di farlo, il che è un gran peccato perché una New Orleans con questi colori a me è piaciuta parecchio.

Il finale, oggettivamente, è degno di nota, un finale di quelli che non ti aspetti, una pazzesca fuga d’amore, un insolito happy end di quelli che in mezzo a tante (forse troppe) serie di sfortune e desgrassie male non stona, anzi, forse aiuta.

Aggiungo una curiosità che a me ha fatto tenerezza, circa la pubblicazione di questo romanzo.
J.K.Toole si è asfissiato col tubo del gas, dentro alla propria automobile.
Ovviamente, non è questa la curiosità che mi ha fatto tenerezza ma un’altra.
Dopo la sua morte, la madre ritrova tra le scartoffie del figlio questo manoscritto e comincia a tempestare di telefonate un editore.
E quando l’editore ha chiesto alla signora perché mai avrebbe dovuto leggerlo, lei le ha risposto “Perché è un grande romanzo”.
Un romanzo in cui la figura materna viene disprezzata all’ennesima potenza, ma che guadagna il successo grazie alla fiducia di una madre che sfida il dolore perché quello stesso romanzo possa capitare sotto gli occhi di tutti.
Sembra paradossale, ma è andata esattamente così.



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