martedì 18 marzo 2014

RECENSIONE Senza Candeggio n49 LA PAZIENZA DEI BUFALI SOTTO LA PIOGGIA, D.Thomas



Titolo: “La Pazienza dei Bufali sotto la Pioggia”
Autore: David Thomas
Edito: Marcos y Marcos
Numero pagine:173
Mese: Gennaio 2014
Motivo che mi ha spinto alla lettura: tentare la sorte coi francesi fidandomi di Marcos y Marcos


RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITà

Ci ho da insistere io, coi francesi.
Me lo sono messa in testa che a parte Dumas qualcuno oltralpe deve piacermi.
Mi sono lasciata convincere da Marcos y Marcos, che non mi ha mai delusa.
Non lo so perché mi sono puntata con questa cosa, sarà che per me la Francia è talmente bella che fatico pensare là ci vivano solo persone insopportabili.
Dico un posto così bello a qualcuno deve pur essere d’ispirazione, no?
Qualcuno possibilmente lontano dai tempi in cui gli uomini potevano fare da testimonial alla Calzedonia, occhei?
 
E poi La pazienza dei bufali sotto la pioggia, è un titolo mica niente male, non trovate?
Voglio dire, quante volte vi è capitato di prendere un libro solo per il titolo?
Va’ che se uno ci pensa, c’è qualcosa di poetico in un titolo così.
Ci vuole del coraggio.
A fare i bufali quando il cielo decide di piovere.

67 racconti in 173 pagine.
Short story talmente diverse tra loro da mandarti in palla.
Non sai se amarlo, David Thomas, oppure no.
Almeno, per me è stato così.

E’ in grado di lanciare frecciatine, capaci d’entrare leggère sotto pelle, quasi in maniera indolore, per poi pizzicarti dentro con il loro veleno.
Ma anche di scivolare in un gratuito maschilismo, che a me sinceramente ha dato un po’ fastidio.
Non lo dico perché sono una femminista, lungi da me prendere schieramento a qualsiasi gruppo.
Ma quando uno esagera, esagera.
E fine dei sentimenti.

Però queste storie di gente di tutti i giorni, con i problemi e le fissazioni di tutti i giorni, mi sono entrate dentro.
Con la loro ironia, il loro cinismo, il loro disincanto.
Personaggi che sembrano il ritratto talvolta di noi stessi, talvolta di persone che conosciamo direttamente.
E si passa da ritmi di scrittura potenti a ritmi petulanti come giusto ridere.
Da uno stile pompato dall’ego tipico francese -quello che poco mi soddisfa, quello col petto in fuori, la “r” che rugola, l’orgoglio baguettiano- alla chiara influenza degli scrittori che hanno segnato il percorso di D.Thomas quali Fante, Carver, Miller –e non vorrei fare la pigna in culo ma trovatemi un francese tra questi-
Tuttavia, viva la Francia.



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