giovedì 13 giugno 2013

RECENSIONE Senza Candeggio n25 "FIESTA" Ernest Hemingway



Titolo: “Fiesta”
Autore: Ernest Hemingway
Edito: Oscar Mondadori
Numero pagine: 227
Mese: Maggio
Motivo che mi ha spinto alla lettura:


RECENSIONE E OPININONI DI DUBBIA UTILITà.

H. il Papa.
O lo odi o lo ami, dicono.
Io per essere sincera, non l’ho ancora capito.
Amo e odio alla stessa maniera i suoi dialoghi asciutti, le sue descrizioni fuggenti ma chiare e d’impatto, i periodi molto corti, l’uso del veloce punto e a capo.
E di come in Fiesta, la vita e la morte e tutto quello che ci gira in mezzo, venga paragonata all’immagine della lotta tra il toro e il matador.
O almeno, questo è ciò che ha dedotto il mio cervello piccolo.

La mia recensione si limita a un inchino citando alcune parti del libro stesso.



· “Mi piacerebbe sentirla parlare veramente, mia cara. Quando parla con me, non finisce mai una        frase”
“Lascio che sia lei a finirle. Lascio che tutti le finiscano come vogliono”

· “Dovremmo brindare a qualcosa”
   “E’ un vino troppo buono per fare un brindisi. Non bisogna mai mescolare i sentimenti a un vino come questo. Se ne perderebbe il sapore”

· Andammo a dare un’occhiata alla cattedrale. Cohn fece notare che era un esempio eccellente di qualcosa, ma non ricordo più di cosa.

· M’inginocchiai e mi misi a pregare per tutti quelli che mi vennero in mente e me stesso. E per tutti i toreri, separatamente per quelli che mi piacevano e genericamente per gli altri, poi pregai di nuovo per me, e mentre stavo pregando per me mi accorsi che mi veniva sonno, e allora pregai perché le corride fossero buone e la fiesta bella e perché riuscissimo a pescare qualcosa. Poi mi domandai se c’era qualcos’altro per cui  pregare e pensai che mi sarebbe piaciuto avere un po’ di soldi e così pregai per fare un mucchi di quattrini (…) e in tutto questo tempo me ne stavo inginocchiato con la fronte sul legno che avevo davanti, e pensavo a me, che pregavo. Mi vergognavo un poco, e mi dispiaceva di essere un così cattivo cattolico, ma mi resi conto che non potevo farci niente, almeno per ora, e forse mai, ma che comunque era una grande religione e avrei voluto sentirmi religioso, e forse lo sarei stato la prossima volta;


· La pioggerella continua ogni tanto diventava pioggia vera (…) eppure la fiesta continuava senza sosta. Aveva solo dovuto mettersi al riparo.

· Spensi la luce e cercai di dormire. Non ha senso che per il solo fatto che faccio buio si debbano vedere le cose in maniera diversa da quando c’è luce. No accidenti, non ha senso!Avevo già pensato una volta a tutto questo e per sei mesi non avevo mai dormito con la luce spenta. Un’altra idea luminosa.(…) quante stupidaggini riuscivo a pensare di notte!

· “I tori sono i miei migliori amici.”
“Lei uccide i suoi amici?”
“Sempre”disse lui in inglese,e rise “Così loro non uccidono me.”

· Pedro Romero aveva la grandezza. Amava toreare e penso che amasse i tori e penso che amasse Brett. Tutto ciò che era in grado di controllare lo fece quel pomeriggio davanti a lei. Mai una volta alzò il capo. In tal modo rese più forte la propria esibizione, e lo fece per sé, e questo gli dava forza, eppure lo faceva anche per lei. Ma non lo fece per lei a scapito di se stesso. Grazie a questo vinse tutto il pomeriggio.





E poi volevo concludere con un pezzo di un racconto del mio amico.
Questo pezzo, che fa parte del pezzo di un pezzo di un insieme di autori e racconti, lo potete trovare cercando il titolo del libro che fa
TUTTA COLPA DI HEMINGWAY.


“Quando spiega quello che fa, Loris nota spesso uno sguardo di disgusto negli occhi della gente. Qualcuno glielo chiede anche << Tu ti svegli ogni mattina e uccidi un essere vivente. Non ti senti in colpa?>>. E lui risponde che sì -è vero- le sue mani grondano letteralmente sangue alla fine di quel lavoro, ma è altrettanto vero che, se si parlasse metaforicamente, gronderebbero sangue anche certi contratti fatti agli operai delle catene di montaggio, certe varianti urbanistiche firmate da alcuni assessori comunali o anche i programmi di alcuni professori universitari. Eppure, nessuno mostra loro tutto quel disprezzo.”                                                                                                                                                                         -Massimiliano Maestrello.

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