giovedì 26 giugno 2014

RECENSIONE Senza Candeggio n 57 "MO MAMA, da chi vogliamo essere governati?" P.Nori




Titolo: “Mo Mama”
Autore: Paolo Nori
Edito: Chiare Lettere
Numero pagine: 217
Mese: Maggio 2014
Motivo che mi ha spinto alla lettura: a parte che Nori è sempre Nori, le elezioni europee.


RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITà.

Che c’è stata una confusione, che c’è una confusione di ‘stì tempi, in Italia.
Che tanti sembrano ammaliati da uno che riempie le piazze e urla Vergogna e dice che è stufo e gli piace molto la parola Vaffanculo e grazie al piffero.
Che però chissà come e chissà perché riempire le riempie le piazze, e i giovani, tanti giovani dicono che c’è questo pentapartito che per usare un’espressione da giovani è una figata, che però chissàcome e chissàperchè andare su nel governo della Italia e della Europa non ce la fa mai, che dicono quelli pentapartitici è tutta una questione di complotto, e io se mi metto nei panni di uno che segue un altro che gli piace urlare quando ci ha da dire quello che pensa, mettendomi in quella testa lì secondo un processo d’immedesimazione, allora non posso che trovarmi d’accordo, tutto è marcio tutto fa schifo tutto è una vergogna tutto è un complotto.

Che tutto è marcio e tutto fa schifo e tutto è un complotto e tutti devono andare a casa, anche il sindaco di Parma, che è il primo sindaco pentapartitico di Parma che l’ha messa nel culo a tutti e ha fatto partire per fare un esempio l’inceneritore come aveva promesso di NON fare, come tutti i politici –come dicono i pentapartitici- che promettono le cose e poi fanno tutto il contrario.

Questa cosa del sindaco pentapartitico di Parma io l’ho letta in questo libro che mi è piaciuto molto, il libro si chiama MO MAMA sottotitolo da chi vogliamo essere governati? Scritto da Paolo Nori.
E’ un libro che parla della politica di Parma, dopo che è salito al trono uno dei capi dei Stufi marci Tutti a casa Vaffanculo e via a discorrere col discorso della Vergogna.
Mi piace perché è un libro scritto da uno che non avrebbe mica tanta voglia, di scrivere un libro sulla politica.

Che più parlare di politica, parla del grado di gentilezza con cui sarebbe il caso di rapportarsi quando si ha a che fare con gli altri.
Che per me è una cosa bellissima da dire quasi sottovoce senza il bisogno di urlare troppo.

Va beh.

Lui di politica –quando dico lui, dico Nori-  è un po’ impreparato, è un po’ arrugginito, un po’ ingenuo, lo dice lui questo, però riesce a fare un sacco di considerazioni in merito di quelle che ti fanno fare sì con la testa, come a dire sarai pure impreparato, arrugginito e ingenuo ma mica scemo.

E finché parla di politica, in particolare della politica di Parma che però a ben vedere si potrebbe rapportare alla politica della Italia di questo storico momento, infila dentro tutta una serie di divagazioni che sembrano lì per lì centrano nulla e invece no, che la politica mica è solo una cosa che si fa quando si va a votare.

Adesso io, così vi fate un’idea magari, vi riporto passo-passo quello che intendo quando dico che questo libro va letto.

“(…) la mia idea era che avessero fatto poco, non niente, poco, che era peggio, di niente, che se avessero fatto niente sarebbe stato, in un certo senso, un governo artistico, come 4,33 di John Cage, un pezzo di musica che dura 4 minuti e 33 secondi che sono 44 minuti e 33 secondi di silenzio, e sarebbe stata una cosa fantastica, il niente, come quando non c’è niente da dire, o quando non si sa cosa dire, o quando non si sa cosa fare, o quando non si vede niente, o quando non si capisce niente, o quando non si sente niente, o quando non si riesce a dormire, o quando non si vuole mangiare, come le scene mute, come le fotografie senza pellicola, come le macchine che restano senza benzina, i sans papier, i sanculotti, i frigo vuoti, i film muti, i buchi neri, la menopausa, le notti in bianco, quando si cerca in tutte le tasche e non c’è neanche una sigaretta, i digiuni, gli anestetici, gli astemi, gli anoressici, gli scioperi, le pianure, le steppe, i deserti, la siccità, la crisi energetica, i black-out, le amnesie, gli annulli filatelici, la crescita zero, le tinte unite, la calvizie, le sterilità, il celibato e il nubilato, l’inappetenza e l’incontinenza, il buio, il silenzio, il niente, il nulla, sarebbe stato bellissimo al governo, invece loro, quelli del MoVimento 5 Stelle, qual cosina l’han fatta, secondo me non sono stati ne caldi ne freddi, sono stati tiepidi (…)”

Però adesso a pensarci, forse, era più bello scrivervi questa:

“Una volta ho sentito dire per radio che a Arrigo Sacchi, che come si sa è un allenatore di calcio romagnolo, una volta gli avevan proposto di allenare una squadra spagnola che si chiamava, se non ricordo male, Atlètico Madrid, e l’attaccante più forte dell’Atlètico Madrid era all’epoca un giovane di calcio italiano che si chiamava Bobo Vieri, e prima di accettare e di firmare un contratto che lo legava all’Atlètico Madrid per un numero imprecisato di annualità, avevan detto per radio (cioè forse le annualità le avevano dette, sono io che non me le ricordo), Arrigo Sacchi prima di accettare aveva telefonato a Bobo Vieri e gli aveva detto Bobo, mi hanno chiesto di allenare l’Atlètico Madrid per un numero imprecisato di annualità, io non gli ho ancora dato una risposta perché sono disposto a accettare solo a una condizione, che tu mi dia la tua parola d’onore che alla fine dell’anno resterai ancora all’Atlètico Madri, e avevan detto che Bobo Vieri gli aveva risposto Sì mister, le do la mia parola d’onore, che i calciatori mi sembra che facciano così, che gli allenatori loro non li chiamano con il nome di battesimo e neanche con il cognome, li chiamano mister,
Allora Sacchi, avevan detto per radio, aveva firmato il contratto che lo legava all’Atlètico Madrid per un numero imprecisato di annualità e poi era andato in vacanza, nel suo mondo senza lavoro, come io a Viareggio, e Sacchi presumo sarà andato in Romagna, nella sua Fusignano, o lì vicino in Riviera quando, un bel giorno, compra la Gazzetta dello Sport, titolo a nove colonne: Bobo Vieri all’Inter (o alla Juventus, o alla Lazio, non mi ricordo a quale squadra. E non ha tanta importanza).
Allora Sacchi cosa fa, avevan detto per radio, prende il cellulare, telefona a Bobo Vieri gli dice Bobo, ma è vero che vai all’Inter, o alla Juventus, o alla Lazio, o non mi ricordo a quale squadra non ha importanza?
Sì mister, gli dice Vieri, è vero.
Scusa Bobo, gli dice Sacchi, ma tu mi avevi dato la tua parola d’onore che restavi all’Atlètico Madrid.
Eh mister, gli dice Vieri, va bene ritiro la mia parola d’onore.
Ecco questa storia io l’ho sentita per radio, la riferisco come l’ho sentita, o meglio, come me la ricordo, e, ammesso che sia vera, l’impressione che ho è che, nella testa di Vieri, Le do la mia parola d’onore volesse dire una cosa completamente diversa da quella che voleva dire nella testa di Arrigo Sacchi, così come, probabilmente,, nella testa del sindaco di Sfido chiunque, e probabilmente anche Troveremo sicuramente, vogliono dire una cosa completamente diversa da quello che voglio dire nella mia, di testa.”

Finisco dicendo continuando a dire che Nori Paolo io per me è il mio scrittore italiano preferito, perché invece di leggerlo sembra di parlarci insieme.
Lo amo molto, perché quando sente qualcuno che per strada dice Oh deficiente! Lui si gira sempre convinto che lo stanno chiamando, e questo lo dice lui, mica io.

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