giovedì 21 febbraio 2013

RECENSIONE senza candeggio n.14 "Lo Strano Caso del Cane Ucciso a Mezzanotte" Mark Haddon

L'autore, fragio, che tanto pensieri vuoi che abbia visto ha fatto un sacco di soldi.



Titolo: “Lo Strano Caso del Cane Ucciso a Mezzanotte”
Autore: Mark Haddon
Edito: Einaudi
Numero pagine: 247
Mese: Febbraio
Motivo che mi ha spinto alla lettura: Ho letto la trama, lo comprato. Nulla di più semplice.




RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITA’.

Ci sono dei lati positivi, nell’avere l’influenza. Tipo che puoi leggere un sacco di libri perché ci hai un sacco di tempo libero. Questo mese ci sto dando dentro alla grande, ragassi.

Curioso, questo Strano caso del Cane etc etc etc.
Curioso il punto di vista della voce narrante, curioso il fatto che vengano integrate delle illustrazioni, al romanzo. Curiosa la trama, che se anche ha un po’ il sapore del “già sentito”, riesce ad avere la sua originalità e la sua impronta, che è inglese, e si sente.

Dai che vi racconto di Christopher.
Se gli chiedete Perché ti chiami Christopher?Lui vi risponderà così:

“Significa colui che porta Cristo, Mi domando come si chiamasse Christopher prima di trasportare Cristo dall’altra parte del fiume”
-è a pg 22 questa frase, che mi ha fatto innamorare del libro da subito-

Ha 15 anni, 3 mesi e (all’inizio del racconto) 3 giorni. Soffre di una forma di autismo, anche se spesso pare più un genio che un autistico, per quanto ne possa sapere io, dei bambini con questo genere di difficoltà.
E’ un investigatore, lui, ci ha da risolvere un caso che poi è pure il titolo del romanzo, sia di questo di cui stiamo parlando, sia di quello che sta scrivendo, che poi sono la stessa cosa.
Ne sa a pacchi di matematica, un po’ meno degli esseri umani, ha tante paure, odia essere toccato, ma pure il giallo e il marrone, ci ha un sacco di manie e ce le illustra schematicamente e con grande logica, lungo il cammino del racconto.
Che si perde.
Da investigatore, diventerà un avventuriero coraggioso, se volete scoprire come, leggetevi il libro che io le recensioni ve le faccio per invogliarvi alla lettura, mica per farvi risparmiare evitando di spendere qualche euro.

E’ bello, come tutta la struttura del romanzo, interagisca con lo spirito del protagonista.
Il libro è diviso in capitoli, che non vengono numerati in ordine cardinale, ma in numeri primi, grande fissazione del Christopher. E ci sono le illustrazioni, per aiutarci a capire quello che vuole dire, che gli han detto le descrizioni sono importanti in un libro ma lui, capisce d’essere troppo puntiglioso per farcele e allora semplifica il tutto con un disegno. Dopotutto, il libro è il suo, quindi è giusto ce ne faccia un po’ quello che gli pare, no? E vuole essere un libro giallo il suo, ma lui odia il giallo, sarà per questo che giallo non è.

Le descrizioni tuttavia, non mancano e sono magistrali: toccano subito il punto, riescano ad essere esaustive in poche righe, poetiche e ciniche allo stesso tempo, che io non so proprio come fa, e lo invidio.
Un bambino così piccolo, con tutti i suoi problemi, con moderato distacco, concretezza e incosciente umorismo, riesce a parlarci della morte, di Dio, del senso delle cose, dei suoi sogni ”che poi finiscono che io sono felice”.
E lo fa all’acqua di rose, facendoci sentire (o almeno per me così è stato) degli allocchi.

Sono sempre un po’ scettica però, quando si sfiorano certi tasti, voglio dire, dopotutto il libro non è stato veramente scritto da un bambino autistico, e in certi tratti si vede, trasale questa cosa rendendo per brevi tratti il romanzo un po’ debole e irrealistico nel suo forte pragmatismo.
Per quanto ci si possa documentare in merito, non credo esista nessuno che possa essere in grado d’immedesimarsi completamente nella situazione e riportarla fedelmente.
L’autore quindi, a mio avviso sbaglia a rendere il protagonista troppo cosciente dei suoi movimenti e dei suoi pensieri. Nessuno lo è. O quanto meno poteva risolvere la cosa spostando ogni tanto la voce o l’occhio narrante in terza persona.
Questo forse, è l’unico flop.
Un po’ come essere rimasti indietro col sale nell’arrosto. Ma solo giusto un po’.



Ci sono dei lati positivi, nell’avere l’influenza. Tipo che puoi leggere un sacco di libri perché ci hai un sacco di tempo libero.
Allora.

Ci ho il letto io, nella camera che è proprio di fronte alla finestra e ci ho una mania, io, che ovunque dormo i letti, devono essere di fronte a una finestra, per guardare fuori che ci ho la clausto..o claustrofobia, io, mi serve.
E siccome sono piena di bacilli in questo periodo, allora a letto ci sto un po' di più, per via dei bacilli, mi serve.
Allora.
Ci ho il buon tempo più del solito, ora.
Stavo lì, che leggevo il libro, ci avevo gli occhi pieni con le lacrime perché sono sensibile e mi basta poco, e dopo ho finito il libro, l'ho chiuso, ho alzato lo sguardo fuori dalla finestra e ci erano i fiocchi di neve, pure col vento.
Ci erano il rumore del vento, il silenzio della neve, e le gocce negli occhi.
Tutto questo toglieva il fiato, e a chi può interessare è stato bellissimo.

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