giovedì 28 marzo 2013

RECENSIONE senza Candeggio n18 "Si Chiama Francesca, Questo Romanzo." Paolo Nori

Il mio maestro Sufi
 



Titolo: “Si Chiama Francesca, Questo Romanzo”
Autore: Paolo Nori
Edito: Marcos y Marcos
Numero pagine: 218
Mese: Marzo
Motivo che mi ha spinto alla lettura: Paolo Nori, è Paolo Nori, inutile che stiam qui a dar troppe spiegazioni.

RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITà.

Si Chiama Francesca, questo romanzo.
Ha un titolo con dentro una virgola.
Nei titoli, ci va la virgola?
Beh perché non si può mettere la virgola in un titolo?
Ognuno delle virgole è padrone di farcene quello che vuole.
Io ad esempio, le metto anche nel caffèlatte la mattina, le virgole.

Si Chiama Francesca, questo romanzo.
E’ un libro che parla e non parla d’amore.
Di uno che è in fase riabilitativa perché è autobiografico, questo romanzo che Nori era rimasto chiuso in una macchina finché mentre che prendeva il fuoco, che l’ha già spiegato abbastanza in un altro, di suo romanzo, che fa Grandi Ustionati, il titolo di quel romanzo là, ma questo fa Si Chiama Francesca, Questo romanzo e Nori dall’ospedale è già uscito e ora è a casa che si cura, adesso, Paolo Nori, e comincia questa storia con lui che va a camminare storto con le sue pustole verso un muretto e là ci va per pensare. Poi questa storia finisce che ci scrive un libro, con i pensieri che gli vengono, e la sua tutina aderente da super eroe ustionato che fabbricano però solo nella Irlanda, e alla fine della fiera, si chiede “com’è che si può resistere alle bastonate che arrivano da tutte le parti” e anche qualche altra cosa.

Ci scrive una storia d’amore, cioè, la scrive e non la scrive.
Voglio dire, scriverla la scrive di questa cosa che gli capita Francesca, che compare pure nel titolo il suo nome, però se gli chiedete a lui, a Nori, dice che si è limitato a scrivere una brutta storia d’amore.
Io se volete che vi dica come la vedo, ora ve lo dico.
Questa storia per me è la storia di un tale che fa Giordano Maffini, di nome.

Però più che una storia che ci ha un filo, forse è una cosa più simile a un minestrone, perché dentro, ci sono pure un sacco di storie sufi*, e una fila di madonne, ma anche delle vocine della testa che se Nori non scrive gli ci dicono E bé? Perché non scrivi? E se invece Nori scrive, gli ci chiedono E bè? Ma perché non vai a pescare?
Però.
C’è pure il soffitto di una cameretta. Un soffitto normalissimo, l’unica cosa è che c’è l’impronta di una scarpa, stampata sopra, che uno ci può passare anni a chiedersi chi cazzo è andato in quella cameretta, a camminare sul soffitto.


*sfido chiunque, a dirmi se sa’ cosa che è una storia sufi, allora –e la dedico soprattutto a chi ha la passione di scrivere, ma anche no- ve ne scrivo una che è qui dentro in questo libro che Si chiama Francesca, Questo Romanzo. Non è che la storia sufi s’intitola Si Chiama Francesca, Questo Romanzo. No, quello è il titolo del libro, il titolo di questa storia sufi è



STORIA SUFI.

C’era un maestro sufi che aveva voglia di scrivere una storia bellissima che aveva in mente, solo non la scriveva.
E bè, gli chiedevano i suoi allievi sufi, perché non la scrivi?
Non la scrivo perché ho voglia di scriverla, diceva il maestro.
Bé gli dicevan gli allievi, come sarebbe? Se hai voglia di scriverla, gli dicevano, scrivila.
No, diceva il maestro.
E perché? gli chiedevan gli allievi.
Le storie sufi, rispondeva il maestro, vengono bene quando si scrivono se non ne hai voglia. Che uno resta distaccato, vengono fuori delle storie meravigliose, diceva il maestro.


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