martedì 10 settembre 2013

RECENSIONE Senza Candeggio n34 "Tre Uomini in Barca (per non parlare del cane)" di Jerome K. Jerome

Geronimo, l'uomo che non fa ridere.



Titolo: “Tre Uomini in Barca (per non parlare del cane)”
Autore: Jerome K. Jerome
Edito: Crescere Edizioni
Numero pagine: 221
Mese: Agosto
Motivo che mi ha spinto alla lettura: Tanti mi hanno detto Leggilo che fa un ridere che non se sà.


RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITà.

Già lo so che i più attenti mi stanno prendendo in giro per l’edizione del libro che ho scelto.
E’ che vi spiego, ero in montagna durante un fine settimana per il mio ritiro senile.
Ci ho bisogno, del mio ritiro in mezzo al nulla, almeno 3 fine settimana al mese me li devo concedere a stare lì, in mezzo al niente, nella contrada isolata dal mondo, dove ci ha la seconda casa mio moroso.

Succede in un fine settimana d’Agosto che mi accorgo d’essermi dimenticata a casa (la casa quella dove abito quando non faccio la senile, quella dove regna il caos e la frenesia) un libro per farmi compagnia.
Già lo so che qualcuno è pronto a dire Beh ma quando vai in ritirata col moroso, invece di leggere puoi mica fare all’ammmmore?
Eh, bravi solo voi.
Che siete? Macchine industriali?
Fare all’ammmore si fa, ma dopo il tempo c’è da farlo passare.
E po’ andasì in cul, io a voi mica vi faccio i conti, che spiegazioni ho da darvi?
Ma guarda questi…

Dicevo, mi accorgo d’essermi dimenticata il libro a casa.
Mio moroso mi dice Va’ che se andiamo in paese hanno fatto la libreria mobile, è lì ferma per tutta l’estate, facciamo un giro e ti prendi un libro, che dici?
Ma come si fa a non fare all’ammmore con uno così?
Allora, dopo aver fatto all’ammmore siamo andati a prendermi un libro.
Ci avevano solo le edizioni “Crescere Edizioni” (copertine fighissime eh, niente da dire).
E lì per lì ho storto un po’ il naso ma poi il prezzo mi ha fatta convinta (euro 3.90).
Pure il fatto che vendevano “Tre Uomini in Barca (per non parlare del cane)” mi ha fatta convinta, che tanti mi hanno detto Leggilo che fa un ridere che non se sà.
Ah, giusto per farvi contenti, tornati a casa, nella casa senile isolata dal mondo, ve lo dico, abbiam fatto all’ammmore.
Ora, che avete la certezza che almeno due volte in un giorno l’abbiamo fatto, possiamo andare oltre?

Tre Uomini In Barca (per non parlare del cane) è la storia di 4 inetti ipocondriaci che decidono di fare un viaggio.
Lo fanno in barca, altrimenti qualcuno mi spieghi perché l’han intitolato “Tre Uomini in Barca (per non parlare del cane)”.
Direte voi, se sono tre uomini in barca, perché te hai detto che sono 4?
Perché c’è anche il cane, ve l’ho già scritto.
Ohhhhhh cacchio la finite di pensare all’ammmmmore e vi concentrate sul libro per piacere?

Devo dire, che così, subito non mi ha tanto convinta. Forse perché scritto in passato remoto.
Io non so voi, ma il passato remoto lo concedo a pochi. Per me ad esempio, sta bene sugli svitati, tipo quelli che parlano da soli.
Insomma, il primo capitolo a dirla tutta anche non c’è male, è simpatico dai, ma più andavo a scorrere le pagine, più mi dicevo Ecco dai, vedrai che tra un po’ ti spanzi dalle risate come dicono tutti. E mai succedeva.
E’ brutto vivere di aspettative.

Arrivo a pagina 39 e mi dico Ecco vedrai che ho bello che capito il finale, il libro finisce che i protagonisti nemmeno partono.
Sono tutte quelle divagazioni che fa il protagonista, lì finché ci racconta la storia in prima persona, che m’inducono a pensare questo, capite?
Po’ invece tasi, che partono.
Partono ma poco ti raccontano di quel che succede, che sono troppo impegnati a discorrere sulle proprie esperienze passate, e ci tengono, che il lettore ne venga al corrente.
Divagazioni – divagazioni - divagazioni.

Vi faccio un esempio inventato di sana pianta, per darvi l’idea.
“Percorrevamo il fiume, io, Tony, Vattelappesca, e il nostro canarino. Sulla nostra destra un castello ci rincorreva coi suoi fantasmi a cavallo, poteva essere la realtà o il succo d’ananas scaduto che si ribellava nei nostri intestini. Questo mi ricorda la volta in cui, io e mio cugino, andammo a raccogliere gli ananassi in Africa….”

Eccetera eccetera, insomma, quella storia dei fantasmi a cavallo non la conosceremo mai.

Fino a che non capisci che il gioco di Jerome è proprio questo.


Vado avanti e aspetto mi si presenti davanti il punto in cui, da lì a poco, comincio a ridere come una disperata.
Arrivo addirittura a pensare Beh magari, visto che questo libro ha fatto fare signore risate a tanti, magari, ho pensato, Magari forse è vera quella cosa là che i libri vanno a periodi, che magari “non era il momento” che magari se lo leggerò un’altra volta, più avanti, magari lo farò con le mani sulla milza e le lacrime agli occhi.
Poi insomma, me ne sono fatta una ragione, voglio dire, ‘gnuno ci ha il suo senso dell’umorismo, alla fine di tutti i discorsi, quindi sono andata avanti a leggere, senza ridere.

I protagonisti sono (secondo me) dei giovani già vecchi. L’autore non ci dice che età hanno ma uno fa le sue deduzioni abbastanza in fretta, appena viene a conoscenza dei loro ritmi e dei loro comportamenti.
I giovani già vecchi mi piacciono un sacco, va detto.
Sono i vecchi che vogliono fare i giovani, che mi fanno paura, ma questo è un altro discorso.

Pensavo, finché lo leggevo, il libro, che io uno dei mestieri che mi piacerebbe fare da sempre è l’editrice.
Ora, io non so se il termine è giusto, insomma, intendo quella che riceve i manoscritti della gente e poi decide se metterli sul mercato o no.
Meglio che continuo a pettinare pollami invece, che come è vero che Tre Uomini in Barca (per non parlare del cane) si è rivelato essere un grande successo, è altrettanto vero che a seguire il mio istinto avrei fatto la fame. L’avrei bocciato, voglio dire.

Sembrano tanti racconti lasciati nel cassetto, presi e uniti con l’intenzione forzata di riuscire in una storia completa.

Il capitolo quello dove si parla che la mostarda è carissima però mi ha fatto ridere, ci ho da essere sincera. Se volete ridere anche voi, andate direttamente a quel capitolo lì. Se prendete la mia stessa edizione, è il 12.

Ironia e pessimismo vanno a braccetto in un’insolita combinata, che trovo entusiasmante e intrigante ma che qui, non è ben sviluppata.

Morale del libro: le buone intenzioni, la forza di volontà, gli obiettivi, non vinceranno mai contro la pigrizia, ciò che rende realmente buffo il presente è il nostro passato.

Morale della recensione: “te si la solita bastian contrario, te ghè sempre da saver ‘na pagina in più del libro, tromba che l’è meio.”




Nessun commento:

Posta un commento