mercoledì 26 dicembre 2012

RECENSIONE senza Candeggio numero10 "Le Avventure di Oliver Twist" -Charles Dickens

El Carlo, Caio per gli amici.


Scheda tecnica

Titolo: “Le Avventure di Oliver Twist”
Autore: Charles Dickens
Edito: Bur Rizzoli
Numero pagine: 454
Mese: Ottobre
Motivo che mi ha spinto alla lettura: per me le storie sui trovatelli, spaccano le tibie.


RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITA’

Io per vivere lavoro in fabbrica.
Cioè, piano, mi sono spiegata malissimo; non è che muoio se non passo gran parte della mia giornata in quel capannone.
Volevo dire, che per guadagnarmi da vivere, impiego le mie ore a catena.
No, non è ancora esattamente quello che volevo dire.
Facciamo così.
Io, per far girare l’economia e timbrare il cartellino come grazie al cielo posso permettermi di fare, lavoro in fabbrica.
Per sei ore e quaranta minuti al giorno, dal Lunedì al Sabato, e da Dicembre, pure tutte le Domeniche, produco per tutti noi.
Io, faccio la pettinatrice di pollami.
Ci ho un mio amico che ogni volta che gli dico che lavoro faccio gli scappa da ridere e io gli voglio bene anca se l’è semo, ma la realtà dei fatti resta questa: pettino pollami.
Lavorare a catena non è cosa da poco se uno ad esempio è incline a farsi stringere dal caldo abbraccio dello stress, io mica che sono una persona che ci ha tutta questa calma, per dire. Però sono bravissima, mi porto i nervi nella pancia, taccio e faccio il mio che per fortuna con la crisi che c’è, almeno posso dire di pettinare i pollami.
Io ho fatto un sondaggio tra i miei colleghi e mi sono sentita un po’ meno esaurita quando un giorno gli ci ho detto a loro Ma anche voi la notte, finché dormite vi sognate di pettinare i pollami?
Siccome tutti mi hanno risposto Sì Silvietta, tranquilla è tutto normale, mi sento un po’ meno scema a raccontarvi di un sogno che ho fatto questo mese, quando di giorno pettinavo i pollami e la sera, prima di addormentarmi leggevo “Le Avventure di Oliver Twist” .

Che poi anzi no, prima è meglio che vi spieghi COS’è una pettinatrice di pollami se no come al solito rischia che faccio confusione.
A dire il vero non c’è nemmeno troppo da dire in merito: ogni giorno, mi passano sotto gli occhi 1600 pollami interi, che però sono a pezzi, tipo… prendiamo un petto di pollo.
Ogni giorno, sul nastro distribuiscono dei pezzi di petti di pollo che non sono fatti da Abele figlio di Apollo che fece una palla di pelle di etc  occhei occhei , sono seria.
I pollami non è che li pettino con la spazzola, è che quando prendo i petti in mano, che non è che ci hanno  le piume ma sono nudi, ,io con tutta la forza dei miei diti ci strappo via il grasso e poi li sbatto in una vaschetta di polistirolo che detto così mi fa sembrare una persona crudele e brutale ma tranquilli, uso i guanti.
D’ora in poi dunque, quando andrete al supermercato e comprerete una confezione di petti di pollo, se non c’è il grasso, pensatemi, se vi fa piacere farlo, altrimenti è uguale, amici come prima.
A questo punto il sogno che ho fatto ve lo dico alla fine, perché così,  punto primo ci ho un finale, punto secondo parliamo del libro che forse vi interessa di più, credo.

Le Avventure di Oliver Twist, così sulle prime, era stato annoverato da chi ne sapeva a pacchi di libri, come una lettura adolescenziale, perché tutto sommato se uno lo legge così come se stesse leggendo il volantino delle offerte del supermercato, parla di un povero orfanello succube della proprio destino, che incontra strada facendo prima una miriade di teste di minchia e poi tutta una serie di “buoni” che lo tirano fuori dalla vita di merda che stava facendo, tra gente che si divertiva a picchiarlo, a farlo dormire in una bara, a mangiare nella ciotola del cane, a vivere in mezzo a prostitute, a sbatterlo per strada costringendolo a rubare e a fare tutte le cose che non si fanno, specie se ad esempio sei un bambino.
Poi invece dopo qualcuno si è svegliato e ha detto Piano, qua mi sa che il Dickens ci sta prendendo per  i fondelli, sta a vedere che se leggi tra le righe questo romanzo è un attacco sarcastico alla società del tempo.

Però a onor del vero, l’autore mica ha creato tanti fraintendimenti secondo me, e non capisco com’è che è successo che hanno fatto tutta quella confusione quelli li, quelli che ne sanno a pacchi di libri.
Lo zio Charles, noi lettori mica che ci tratta da ragazzini idioti, anzi tutt’altro, ci parla come se avessimo un cervello elevandoci dalla classe borghese, dai giudici e dai filosofi che ne fanno parte, dalla gente cattiva, dalle chiacchiere.
Ogni tanto (dal momento che la storia è lunga e i personaggi sono molti) si prende pure la briga di farci un riassunto riportandoci alla mente ciò che era precedentemente accaduto, e mica che gliel’ha chiesto nessuno di farlo, ma quando decide di farlo, ci sta proprio tutta.
 
Ci ha la battuta sempre pronta e la lancia come se sembra che sta parlando serio e invece sta scherzando, e io non so se capite cosa intendo. Un po’ come quelli che sono bravissimi a raccontare le barzellette, che non è che se ne escono dicendo “Oh, senti questa!” ma che partono a raccontarla senza avvisarvi, senza rovinarla, riuscendo a rimanere seri dall’inizio alla fine, però te quando finiscono di raccontare quello ci avevano da raccontare, che prima e nel mentre eri rimasto serio, alla fine scoppi a ridere, capite ora l’esempio?
Così intendo che scrive Dickens.
Ci avrei anche degli esempi da riportarvi che io me li sono segnati con la matita nel mio libro, ma andateveli a cercare che magari quello che fa ridere a me, a voi fa piangere e viceversa.

Adoro, come riesce a creare nella mia testa, i suoi paesaggi dolcemente malinconici, sotto a un costante cielo fosco e nuvoloso che decide schiarirsi paradossalmente solo in situazioni fortemente drammatiche.
Pagine giallastre che diventano rosso sangue.
Parole così reali e vive, da sembrare sussurrate dallo spirito dei morti.
Poi alla fine tace, trasformando le sue parole in un dolce fiato.

Detto questo, prima di dedicarmi alla carriera da poeta che a quanto pare mi sta aspettando in qualche intrinseco lato del mio cervello, vi racconto il sogno, quello di cui vi ho parlato all’inizio.

Stavo li, a pettinare pollami in fase onirica, che però io ero convinta di esserci davvero, a lavoro.
Ero alla mia postazione in fabbrica, al nastro dei petti di pollo, però, invece di passare i polli sotto i miei occhi, passavano i libri.
Mi sono svegliata spaventata dal mio stesso stato di agitazione.
Stavo discutendo col mio responsabile.
- No!Mi rifiuto, –gli dicevo. - Oliver Twist va benissimo così, mi rifiuto di toglierli il grasso!

Fermo restando che probabilmente ho bisogno di ferie, dell’ipnosi o di entrambe le cose, è ciò che esattamente penso anche da sveglia di questo romanzo.


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