giovedì 26 luglio 2012

RACCONTO infeltrito numero 1. "La Matrioska, Gesù e l'Attesa"


                                               
Non credo di dire nulla di nuovo scrivendo quel che sto per scrivere, ma concedetemi il lusso d’essere scontata in queste prime righe, così giusto per dare l’idea.
Or bene, tutti sappiamo che esistono posti imbarazzanti in cui non puoi sottrarti dal dover affrontare discorsi inutili, o meglio, potresti anche farlo ma per educazione e quieto vivere, decidi che anche poche sillabe è buona cosa concederle, giusto per non far capire a primo impatto a chi divide con te l’ossigeno in quel momento, quel che i tuoi amici sanno già da tempo.
Ossia, che sei una persona tremendamente cinica, scostante e scorretta.
Prendiamo un esempio per tutti.
L’ascensore.
Io personalmente lo prendo pochissimo, ma a volte non posso farne a meno per pigrizia. E la mia pigrizia, non sta nel semplice fatto di salire le scale.
Se ad esempio mi trovo a dover raggiungere un ufficio a me prima sconosciuto o a dover andare a trovare un amico per la prima volta nella sua nuova casa, mi vedo costretta a salire in quella scatola claustrofobica. Perché mi conosco, sono distratta, poi salendo le rampe a piedi finisce che perdo il conto dei piani e quindi, tocca scendere all’entrata e ricominciare la conta, il che va da se, è una bella rottura di coglioni.
Con l’ascensore difficile sbagliare, premi il tasto corrispondente e “tac”, sei subito sul posto, asciutto e senza stress.
Ad ogni modo non volevo parlare della mia pigrizia.
Dicevamo dei discorsi inutili.
Non ricordo dove, un giorno, ho letto che le possibilità d’entrare in un ascensore e avere la fortuna di compiere “il viaggio” da solo, sono pressoché inesistenti; tocca quindi spesso condividere il tragitto (seppur breve) con uno sconosciuto, o quasi. Sempre su questo articolo, v’era una tabella chiara e concisa sui temi che vengono affrontati in quel mentre. Difficile si arrivi a discutere sul senso della vita (per fortuna, sia ben inteso) o si cominci a sparare cazzate a raffica fingendo una sana competizione tra chi la dice più grossa, o che escano maliziose confidenze sul sesso e i tabù. I luoghi comuni, pare dunque da questa tabella, siano i più quotati. (Io poi, ho notato che sono pure gli stessi argomenti che la gente pubblica sulla home di facebook, ma questa è solo una mia attentissima analisi sociologica, per cui non credo faccia testo.)
Venendo al dunque, i discorsi in questione sono:

1) Il tempo.
2) La crisi.
3) I politici che hanno rotto il cazzo.
4) L’impellente bisogno di ferie.

Quando va proprio male, può essere nell’abitacolo qualcuno preferisca fischiettare piuttosto che parlare. Spesso decide di lanciarsi sulla ultima hit del momento, il tormentone che fan girare in radio per mesi. Tra l’altro, questo genere di persone sono il mio incubo peggiore, assieme alla canzone “Ai se tu pego”.
Io ho trovato il modo giusto per sopravvivere quando mi ritrovo in queste situazioni, che poi giuro, è un metodo infallibile da poter adottare in qualsiasi contesto. Stacco la spina del cervello, fisso la persona che ho di fronte, e a seconda dello sguardo che mi lancia, capisco quando arriva il momento d’interagire.Ci vuole un po’ d’allenamento ma garantisco che i risultati sono raggiungibili in pochissimo tempo.
Quindi, a seconda dell’occhiata, capisci se è il momento di rispondere con “Certo, sono d’accordo” oppure “Hai ragione, è una vergogna.”. Bastano solo queste due varianti, non occorre altro. Il trucco per capire quale delle due frasi è il momento di sfoderare, sta nel fissare l’arcata sopraciliare, il movimento delle mani e la vibrazione della narice del vostro interlocutore. Indispensabile sapere che, nel momento in cui l’altra persona chiude le labbra, significa che è arrivato il vostro turno.
Ognuno col tempo, affina la propria tecnica per scollegare il cervello. Non credo di potermi ritenere una professionista in questo, ma posso tranquillamente affermare d’aver maturato una buona esperienza. Il mio trucco, dovesse servire a qualcuno, è quello di distrarmi osservando il posto in cui sono e più precisamente, il punto che sta immediatamente dietro l’orecchio destro del mio interlocutore. Ho fatto le prove con un’amica, dice sembra io stia fissando gli occhi. Sappiate anche, che sarà impossibile farvi scivolare ogni singola parola, ma vi accorgerete che quelle che riuscirete a cogliere, vi potranno servire o farvi sorridere. Credo, sia uno scherzo dell’inconscio, quello d’assimilare parole o espressioni strambe, lessici che non sentivate da tempo, o per orgoglio personale non vi siete mai azzardati ad usare. A conti fatti dunque, in quest’imbarazzante situazione, eviterete discorsi inutili ma sarete costretti portarvi a casa,  vocaboli e verbi altrettanto infruttuosi, fatevene una ragione.

Ora, mi serve un attimo di tempo per capire perché ho voluto portarvi fin qui col mio ragionamento.
Ecco, ora ricordo.
Amo la birra. Proprio la bevo di gusto, non so spiegare.
Ma ho anche un difetto: la so tenere pochissimo. Non nel senso che mi sbronzo facilmente, ma che proprio come la butto giù, la devo fare fuori. Faccio un sacco di pipì, sono sempre al cesso. Conosco un sacco di gente proprio per questo motivo, e non perché io sia una persona loquace, piuttosto perché passo più tempo in coda che al bancone.
Proprio ieri sera, stavo aspettando il mio turno concentrata a pensare più al deserto che al Vajont. Un male di vescica atroce perché ecco, un altro mio difetto è quella di non saperla frenare. Volevo dire trattenere, ma grazie a Dio o a chi per esso, ancora non mi è capitato di farmela addosso. A volte, ci sono andata vicinissima, questo è vero, ma posso ancora vantare una certa eleganza anche con 10 litri di luppolo in corpo. Immaginatevi una tarantola, eccomi qua.
Ora, se io fossi in coda al cesso, e avessi voglia di scambiare quattro chiacchiere con qualcuno per ingannare l’attesa, certo non sceglierei di parlare con una che cammina sul posto, digrigna i denti e sbuffa in continuazione. Eppure, il pirla si fa sempre sotto.
Proprio ieri sera però devo ammettere, me la sono cercata.
Stavo appunto tentando di non pensare allo straripamento della diga. In genere, fissare un punto ben preciso m’aiuta a mantenere il genere di concentrazione che mi serve. Guardavo dunque con insistenza, il tatuaggio sul polpaccio del ragazzo davanti a me.
Va aperta una piccola parentesi. Io non ho nulla contro i tatuaggi. Certo sono convinta che se tutti non se li facessero, nessuno se li farebbe ma insomma, io sto anche invecchiando per cui forse è per questo che faccio questo discorso. Non so per quali ragioni uno decida quale soggetto tatuarsi, chi ne sa però mi dice che spesso hanno un significato profondo e ben preciso.
E dunque osservavo il polpaccio di quello che mi stava di fronte.
Non ho potuto fare a meno di tamburellare il mio indice sulla sua spalla e chiedergli:

“Scusa se ti disturbo, ma perché hai una matrioska con la faccia di Gesù tatuata sul polpaccio?”
Mi ha guardata come se fossi più un fastidio che una persona.

E io, mi sono immediatamente pentita d’aver fatto quella domanda.
Ho usato il trucco dell’ascensore dopo credo 10 secondi che ha cominciato a parlarmi. Era pesante come il cetriolino del Big Mac.

- (….)
- Certo, sono d’accordo.
- Back ground. (…) Non ci sto dentro (…) Che storia. (…) Vuoi passare davanti?
- Grazie.
- (…)
- Certo, sono d’accordo.
- Sai, è la vita.
- Hai ragione, è una vergogna.


Arrivato il mio turno, ho chiuso la porta del wc immediatamente dietro le spalle, sentendomi in salvo ma contemporaneamente smarrita.
Avevo dimenticato il motivo per cui ero finita li dentro.
Un po’ come quando decido di fare le scale e perdo il conto del numero dei piani che ho percorso.
Mi è toccato uscire dal bar per ricordarmi cosa dovevo fare.
Dovrebbero mettere degli ascensori immediatamente fuori dalla porta dei cessi.
Preferibilmente a uso personale.



3 commenti:

  1. la prossima volta cerca di assimilare il motivo per cui uno si fa quel tatuaggio!
    cordiali saluti

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  2. Mi sarò anca lenta ma...
    no o capio sa te vol dir.

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  3. che mi sembra IMPORTANTE sapere per quale motivo uno si faccia un tatuaggio così orribile,di modo che serva da monito alle generazioni future!!

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