venerdì 27 luglio 2012

RECENSIONE senza candeggio numero 2. L'Amore del Bandito

Il Mamo



Scheda tecnica
Titolo: “L’Amore del Bandito”
Autore: Massimo Carlotto
Edito: edizioni e/o
Numero pagine: 189
Mese: Luglio
Motivo che mi ha spinto alla lettura: una compagna di corso, dice che secondo lei io e lui scriviamo uguale.

RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITA’.

L’inverno scorso, mi sono iscritta a due corsi di scrittura creativa, alcuni potrebbero dire perché uno non ti bastava? E io dico, può essere che se ci avevo qualcuno con cui fare all’amore notte e dì, o ad esempio un lavoro, probabilmente non m’iscrivevo nemmeno a uno. Succede così: quando ci hai tanto tempo a disposizione e non vuoi che il cervello ti vada in pappa, qualcosa devi fare. Poi sono una che esagera da matti, ma va beh, questo è un altro discorso.

Allora, io mi sono promessa di fare un esercizio, che mica me l’ha detto nessuno, è che a volte mi vengono delle idee, diciamo.
Mi sono detta Silvia, fai così: in un corso, provi a tirare fuori la parte ironica, proprio spari minchiaggini a raffica, nell’altro, ci hai da essere nera che più nera non si può, proprio cattiva ci hai da essere. Roba tipo che finiva impiccavo pagliacci, sgozzavo bambini e li davo in pasto alle galline, poi bruciavo sulla sedia dei gemelli, e infine, facevo ammazzare di botte la gente, ci siamo? Cose di cui il mondo ha bisogno, che tirano su di morale, per intenderci. Io comunque per la cronaca non credo d’essere tanto riuscita nell’esperimento. Nel senso che quando provavo a sparare le minchiaggini non rideva nessuno. Il brutto della faccenda, però, è che non sono nemmeno stata capace di creare tensione. Credo il prossimo inverno, se non avrò ancora trovato l’amore, m’iscriverò a un corso di ballo. Pensavo al rock & roll acrobatico, la mia amica Elisa dice che mi verrebbe bene.

Quindi, senza che stiamo qui a parlare del niente ancora per tanto, arriviamo al punto.

Questa compagna di corso, da che sono finite le lezioni, quando mi vede in giro nemmeno mi saluta. Non credo perché sia maleducata, il fatto è che io, sono “alta” 155 cm e ci sono abituata, a volte la gente non mi vede.

Ma non è questo il punto, il punto è che lei, il gigante, una sera quando mi vedeva anche se ero ancora alta un metro e mezzo mi ha detto: te devi leggere qualche libro di Carlotto perché secondo me vi somigliate. A me lui piace parecchio.
E io allora l’ho letto.
Carlotto di libri ne ha scritti tanti, ma siccome io ci avevo la coscienza sporca e sapevo che al corso stavo barando (voglio dire che io il mondo, mica lo vedo nero) ho scelto quello che costava meno. E io lo so che non si fa così a scegliere i libri ma quando ti mantiene l’Inps, c’hai da farti due conti nelle tasche, a maggior ragione se sai già in partenza che acquisterai delle pagine che non saranno proprio nelle tue corde.

Ma visto che parliamo di libri e non degli affari miei, vediamo di andare oltre.

Siccome io credo che il vero motivo per cui questa ragazza non mi saluta più, è perché mi ha un po’ idealizzata e a lungo andare l’ho un po’ delusa, ho preso appunti per come si fa a scrivere come le piace. Perché giusto a sapersi, io sono per la pace nel mondo e non voglio che la gente mi tenga il muso. Sono sensibile, all’occorrenza.

Si parta dunque con la sotto - rubrica “Carlotto’s style”, via alla sigla, grazie!
(seguono le note del pianoforte di Silvestri, quelle che accompagnano la piuma di Forest Gump)

Intanto non è che puoi scegliere dei personaggi o delle situazioni a caso, ci hai da fare delle scelte precise, tipo mettere dentro la storia (copio eh, perché voglio imparare): un ciccione, un infame, la talpa, qualche vecchia battona, la giovane puttana che si fa il protagonista, lo storpio, degli sbirri e qualche nome che fa fico tipo “Pizzetto Bianco” o “Rudy Scanferla”, anche “Max la Memoria” a dire il vero, mi piaceva parecchio. Per i nomi comuni, Attilio va benissimo. Non bisogna inoltre dimenticare (e scusate il gioco di parole) qualche ricordo galeotto, un dhrrrink  con la scorza d’arancia, del bluuuuuessss e del giiaaaaaaszzz.

Fatto questo, puoi ritenerti già a metà dell’opera.

Poi, bisogna crearsi delle coperture. Il barbiere ad esempio, può vendere sotto banco pistole senza licenza, il pizzaiolo confondere la farina con altro (volevo dire il contrario), o semplicemente, basta far creder d’avere un pub ma dedicarsi a ben altro, fare i mafiosi sarebbe l’ideale.

Fondamentale è il linguaggio.
Leggendo, mi sono trascritta tutto, perché sono una che le ci piace la precisione.
E io ripeto che trascrivo perché ho fatto voto di non essere più volgare e scurrile.
Intanto c’è da parlare in finta terza persona, come i matti., occhei?
E poi, le frasi chiave che bisogna ripetere dall’inizio alla fine devono essere:

- “Smammate, sbirri!”
- “Stavo bevendo il mio drink”
- “Vai a fare in culo, pezzo di merda”
- “Ti tengo per le palle”
- “Vai a farti fottere”
- “Mandare tutto a puttane”
- “Stronzetto, hai finito con le cazzate?”

Detto questo, se qualcuno di voi, oltre alla sottoscritta, volesse cimentarsi nel genere per me ci ha un po’ tutti gli strumenti.

Questo per quel che concerne la sostanza, ah, a proposito di sostanza, se ci mettete pure la droga come perno, meglio è.

Veniamo alla forma.

1) Esagerate coi punti di sospensione, proprio abbondate. Fregatevene se la vostra insegnante di lettere al liceo diceva che non si fa, siate anarchici, un po’ come faccio io con le virgole. Evviva il mondo dove ognuno fa quel che gli gira per la zucca,  “fanculo! “come direbbe uno dei personaggi di Carlotto. (Vedete che già sono entrata nello spirito.)

2) Andate di fretta. Usate sei righe per descrivere un personaggio e mezza, per dire che ha appena compiuto un rapimento. E poi ancora altre cinque righe per descrivere una sventola esagerata, ma solo una per spiegare che ha fatto sesso sfrenato col protagonista. Siate dunque fisionomisti, non cercate di calarvi nelle atmosfere, fate piuttosto sapere che numero di scarpe porta tizio e il nome del cosmetico preferito di lei, ma per l’amor del cielo, NON CREATE ATMOSFERE.

3) Siate piatti. Incredibilmente piatti. Non è che deve succedere per forza qualcosa a ogni capitolo, i colpi di scena lasciateli alla De Filippi, fate in modo che il lettore, possa poggiare il libro sul comodino per una settimana e non ritrovarsi smarrito una volta che decide di riprenderlo in mano.

4) Siate sovversivi. Questo è l’ imperativo. Eliminate i cliché dalla vostra penna. Un “ruvido” ad esempio, che piange ogni due per quattro come un bambino preso dalle coliche, fa sempre la sua degna figura.

5) Forma verbale consigliata: passato remoto. I fatti: devono essere scrupolosamente datati, meglio se non in ordine cronologico. Nella prima pagina, fate sapere che “personaggi e situazioni sono frutto di fantasia”, che fa un po’ paravento e mette mistero. Ma soprattutto (e lo segno al punto 6 perché merita restare solo)

6) Scrivete la parola “Fine” nell’ultima pagina, che fa un po’ vintage e con il sapore dei tempi passati non si sbaglia mai.

E questo è quanto, credo.


Per concludere, volevo scusarmi con la mia ex compagna di corso se non sono come Carlotto e via dicendo però giuro, io da grande non voglio fare la scrittrice, e nemmeno diventare una causa pubblica.
Vorrei inoltre approfittare di questo spazio per invitarla al mio saggio di rock & roll acrobatico dell’anno prossimo così, quando mi lanceranno per aria, magari mi vedrà e finalmente, potremo tornare a salutarci e a parlare di libri assieme.

Ciao, T.V.U.C.D.B.

( Post Scriptum: Personaggi e situazioni sono frutto di fantasia.)


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