martedì 31 luglio 2012

RACCONTO infeltrito numero 5. "IL VECIO CATA SU"


Esiste da sempre un gran mistero dietro agli anziani che rovistano dentro e fuori dai cassonetti dei rifiuti.
Io mi sa che è colpa dello shock della guerra o una cosa simile, per la paura che torni o lo spavento di averla già passata, la guerra.
E allora secondo me, un po’ si buttano avanti o tornano indietro, fanno provviste o boh, questo non l’ho ancora capito bene, a dire il vero.
Ma ho una faccia tosta talmente tanta, che probabilmente un giorno fermerò uno di questi simpatici vecchini e chiederò delucidazioni in merito.
Non posso morire senza saperlo.
Per ora mi limito ad osservarli, farmi trovare impreparata sulle cose, mi da sempre una punta di fastidio.

Gli anziani – operatori - ecologici - smistatori - volontari, hanno un’immagine ben precisa.
Credo si possano dividere in due categorie.
Quelli che si aggirano professionali su l’Ape cross, e quelli più fantasiosi che se ne vanno a zonzo di bidone in bidone, su mezzi di fortuna da loro creati.
Io, è proprio su quest’ultima categoria che mi vorrei soffermare perché proprio mi esalta parecchio.
Di base, non si scappa, c’è una bicicletta, quasi sempre rigorosamente nera o bianca, di tipo olandese, da donna., meglio se arrugginita. Spesso i freni e la catena non vengono oleati per cui, se ad esempio stai camminando per strada, puoi avvertire il loro inconfondibile arrivo da dietro, senza bisogno di voltarti.
Percepisci il cigolio dei freni e della catena, ti sale subito la pelle d’oca, e dentro di te pensi: è arrivato il “Vecio Cata Su”
(“Vecio Cata Su” tradotto  dal  dialetto veronese, dovrebbe suonare una cosa tipo “uomo anziano che rovista nei bidoni, prende la prima cosa che gli capita tra le mani e la carica sulla bicicletta”)
Dicevamo che la bicicletta, è la base, e tu puoi riconoscere che si tratta di quel mezzo specifico per la presenza dei pedali perché a primo impatto, quel due ruote, sembra essere tutto fuorché una bicicletta.
Hanno il dono d’essere grandi maestri trasformisti, i Veci Cata Su.
Sono in grado di tramutare una semplice bicicletta in qualcosa di molto simile a un carro merci. E’ imbarazzante, la quantità di cestini che sono in grado d’appendere al mezzo. I comuni mortali, ne appendono uno davanti e al massimo uno dietro, qualcosa di poco ingombrante e non vistoso.
 Ma loro, i Veci Cata Su laddove vedono un piccolo spazio che possa garantire la presa, vi ci appendono ceste di vimini maestose, davanti, dietro, di lato, roba da fare invidia ai nipponici.

Da menzionare i più ingegnosi e pratici.
Tipo quelli che agganciano il carrettino di legno al portapacchi.
Con questo stratagemma per altro, risolvono uno dei più grandi problemi: dove sistemare il cane (quasi sempre un bastardino dal pelo corto ispido e marrone, occhio vitreo.)
C’è chi lo lega col collare al manubrio, costringendolo a fare grandi e sfiancanti maratone, tal volta, il cordone del collare finisce con l’aggrovigliarsi nei raggi della ruota, portando dunque all’inevitabile e rovinosa caduta verso l’asfalto del Vecio Cata Su, con conseguente frattura del femore.
Con il carretto invece, il pronto soccorso diventa l’ultimo dei pensieri.

Il Vecio Cata Su, ha la sua divisa.
Non una divisa ufficiale, la definirei più una tendenza, una moda, ecco.
Collezione Primavera- estate:

Canotta della salute bianca, un po’ ingiallita sotto l’ascella, spalline sgualcite dal tempo, patacca di terra misto acqua sulla pancia (medaglia guadagnata nell’orto, provveduto ad annaffiare alle 4 della mattina stessa ) rigorosamente infilata dentro a un pantalone a vita alta.
Un pantalone di cotone del tutto simile a quello della divisa della nazionale di calcio anni ’70, e Dio ce la mandi buona che non indossi un boxer spacciandolo per una braga a tutti gli effetti.
Bonus: ciabatta. Rigorosamente accompagnata da calzino nero o blu filo di scozia che la moglie ogni settimana, compra  al mercato rionale in offerta 3x2.
Ed è vero, quel calzino vivrà il tempo di due lavatrici, ma è altrettanto vero che un Vecio Cata Su, non butta via niente, ha il riciclo nel sangue. Lo userà anche quando l’elastico, smetterà di fare il suo dovere e l’alluce, sbucherà nudo e furtivo dalla punta della ciabatta stessa.
Spesso, il calzino vissuto, è motivo di litigio tra i coniugi.

Collezione autunno- inverno:
impermeabile alla lunghezza del ginocchio. Non è dato sapere cosa si celi al di sotto, molto probabilmente, un maglione infeltrito, di quelli che liberano scosse mica da scherzo dopo un semplice attrito (spesso in fantasia rombo e/o maglia intrecciata.)
Jeans basic a vita alta largo sulla coscia, marca DieVel  o Leui’s , tarocco imbarazzante indossato con disinvoltura e totale non curanza del plagio stesso.
Ai piedi, jolly: di nuovo la ciabatta col calzino di filo di scozia eccetera. Un evergreen.

E’ armato di un “rampin” ( che giuro non saprei come tradurre in italiano) immancabile arnese di fortuna, fabbricato dal Vecio Cata Su in persona.
Trattasi di un bastone di scopa di saggina, alla cui sommità viene fissata (spesso con dello scotch da pacchi) la parte in ferro a forma di “C” di una gruccia per abiti.
Il “rampin”, gli è utile per raggiungere i punti più remoti del bidone, senza dover ogni volta prendersela con  gli anni che stanno piegando sempre più la sua povera schiena.

Il Vecio Cata Su è una gazza ladra, è particolarmente attratto dalle cose che brillano, ma lo potete benissimo vedere caricare sul mezzo un piccolo mobile divorato dai tarli, un ombrello senza scheletro, un triciclo per bambini sprovvisto di manubrio o una bambola col viso sfigurato da pennarelli, completamente calva.
Nel mentre, è giusto dargli merito, impreca contro chi non fa la raccolta differenziata quindi provvede a mettere carta e vetro nei bidoni apppositi.
Potrebbe venire inoltre colto da un improvviso languorino, in tal caso, consiglio di non fissarlo, sarebbe capace di dimostrarsi infastidito e contrariato nei vostri confronti.

Quando decide che la giornata è arrivata a giusto termine, che il bottino racimolato è degno del suo duro e selettivo lavoro, prende la rincorsa e salta di lato sulla bicicletta, pedalando fino a casa.

Nella maggior parte dei casi, usa il garage come deposito, sgombro di automobile, dal momento che la patente gli è stata confiscata dall’ ente Statale di dovere.
Dunque giunto in “magazzino”, scarica il tutto alla rinfusa senza un ordine ben preciso.

Non tiene un inventario.
La moglie ne approfitta.

Una volta alla settimana, la vecchina, chiama i boy scout  del quartiere e chiede di sbarazzare il garage da un po’ di cianfrusaglie.
Chiede la cosa venga fatta in sordina, un poco alla volta.

Di solito lo fa il Giovedì, quando il marito è impegnato nel torneo di briscola della parrocchia.

E lui, il Vecchio Cata Su ignaro del complotto, ogni giorno torna in strada a raccattare il tutto.

La moglie si sente furbissima.

Con questo metodo, garantisce al marito un hobby e nel mentre, può guardare “Forum” 24 ore no stop sul digitale terrestre senza che il marito si ostini a dirle che quello, non è un vero tribunale.

That’s Amore.

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