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Il Duma |
Scheda tecnica
Titolo: “Il
Conte di Montecristo”
Autore: Alexandre Dumas
Edito: Bur Rizzoli
Numero pagine: 1192
Autore: Alexandre Dumas
Edito: Bur Rizzoli
Numero pagine: 1192
Mese: Luglio
Motivo che mi ha spinto alla lettura: il mio babbo, me ne ha fatto una testa tanta.
Motivo che mi ha spinto alla lettura: il mio babbo, me ne ha fatto una testa tanta.
RECENSIONE E OPINIONI DI DUBBIA UTILITà.
Guardiamoci
nelle palle degli occhi e non raccontiamoci panzane, io sin da bambina sono
stata la cosa più distante da un leader. Non ero nemmeno la classica sfigata,
quella che ad esempio esce da scuola e si ritrova le ruote della bicicletta
bucate, o apre lo zaino per fare merenda e scopre che gli hanno rubato il
panino. Però, ho sempre avuto la tendenza a starmene un po’ per gli affari
miei, per osservare le persone da distante perché un po’ lo confesso, la gente
mi turba. E poi, non ci volevo avere un gran a che fare perché ci vedevo sempre
un po’ di cattiveria dentro e spesso poi i fatti, mi davano ragione. Allora, il
mio babbo mi diceva, com’è che stai sempre da sola? E io rispondevo che la
gente non sta tanto bene, ma io stavo forse peggio e lui mi diceva, in dialetto
Veronese perché lui è della collina, uno alla buona che non fa’ troppi discorsi
in più : “non sta preoccuparte che prima o dopo tuti i cata quel del formaio”.
E io, che ogni mattina andando a scuola, vedevo il camioncino che il formaggio
proprio lo vendeva, mi chiedevo com’è che lo vedevo solo io.
Poi, un po’ cresciuta un giorno ho chiesto chi era mai questo del formaggio e lui sempre veloce mi ha parlato de Il Conte di Montecristo, che insomma, ha aspettato una vita, e una volta cresciuto con tutta la sua calma e usando la testa, si è vendicato di quei quattro amici stronzi che ci aveva intorno, perché “bisogna sempre saver contar fin a diese, no che a uno ghe gira le bale e el se mete a far su caniara per un casso, o el ciapa e el se mete in te un canton aspetando che i altri i cata la creansa che serve par star mondo.“ –un guru, direi.
Insomma, arrivata a Trentanni mi son detta, ma si, leggiamo sta’ storia del Conte visto che sono venticinque anni che mi gira per la zucca.
Dunque in breve, 1815, il marinaio Edmond Dantes (un ragazzo che nella vita, a parte stare per mare, non ha fatto altro che farsi gli affari suoi) viene arrestato sotto false accuse proprio durante il giorno delle sue nozze.
Lo ingabbiano in un castello in mezzo al mare e li conosce uno che diventano amici da matti.
Questo coinquilino, lo fa ragionare, tanto stanno li 25 anni e tempo per far pensieri ce n’è per tutti, e facendo due conti, Edmond va a finire che capisce ci ha degli amici di merda che è per colpa loro che lui perde la gioventù in gattabuia, perché gli hanno tramato alle spalle ognuno per il proprio interesse.
Allora, quello che stava in prigione col protagonista, gli fa da maestro, gli insegna almeno 35 lingue straniere e i segreti della chimica, poi gli dice che ci ha un tesoro, e che tanto lui si sentiva che stava per morire e che il tesoro poteva anche andare a prenderselo.
Poi va beh, il bottino, era sull’isola di Montecristo, per quello che il libro si chiama così.
Quindi Dantes evade, preleva il soldo, va a Parigi e trova tutti i suoi nemici, nessuno lo riconosce perché è vecchio, e non è più un poro pitoco come una volta, e poi si traveste e gliela fa a tutti.
Per me, potenzialmente è una storia fighissima, se vogliamo.
E poi, ho imparato un sacco d’espressioni auliche, che proprio mi gasano parecchio tipo :
“forse m’inganno”, “ Orsù dunque”, “A meraviglia”, “Diamine”, “Sta bene!” , “Di grazia”, “Peste!”, ma soprattutto “Addio, a domani!”
Un giorno, qualora avessi del tempo, vorrei riprendere in mano l’intero volume e contare quante volte viene scritto “In fede mia”, così, per sfizio.
Mi sono chiesta però se erano proprio necessarie tutte le 1192 pagine. Voglio dire, la prima parte ci stava tutta, proprio non ti riesce di chiudere il libro finché Dantes non torna in libertà. Da li in poi, usando ancora un’espressione aulica, credo sia una vera e propria “spada nel culo.”
Tipo che ti ripete lo stesso aggettivo dopo una riga e ansima per venti, una vera e propria macchina per produrre rantoli e agonia, direi.
I suoi personaggi, o fremono o impallidiscono, partecipano a pranzi, balli e funerali (quest’ultimi ambientati sempre e rigorosamente in giornate grigie e immobili. Originale, direi.)
Poi, un po’ cresciuta un giorno ho chiesto chi era mai questo del formaggio e lui sempre veloce mi ha parlato de Il Conte di Montecristo, che insomma, ha aspettato una vita, e una volta cresciuto con tutta la sua calma e usando la testa, si è vendicato di quei quattro amici stronzi che ci aveva intorno, perché “bisogna sempre saver contar fin a diese, no che a uno ghe gira le bale e el se mete a far su caniara per un casso, o el ciapa e el se mete in te un canton aspetando che i altri i cata la creansa che serve par star mondo.“ –un guru, direi.
Insomma, arrivata a Trentanni mi son detta, ma si, leggiamo sta’ storia del Conte visto che sono venticinque anni che mi gira per la zucca.
Dunque in breve, 1815, il marinaio Edmond Dantes (un ragazzo che nella vita, a parte stare per mare, non ha fatto altro che farsi gli affari suoi) viene arrestato sotto false accuse proprio durante il giorno delle sue nozze.
Lo ingabbiano in un castello in mezzo al mare e li conosce uno che diventano amici da matti.
Questo coinquilino, lo fa ragionare, tanto stanno li 25 anni e tempo per far pensieri ce n’è per tutti, e facendo due conti, Edmond va a finire che capisce ci ha degli amici di merda che è per colpa loro che lui perde la gioventù in gattabuia, perché gli hanno tramato alle spalle ognuno per il proprio interesse.
Allora, quello che stava in prigione col protagonista, gli fa da maestro, gli insegna almeno 35 lingue straniere e i segreti della chimica, poi gli dice che ci ha un tesoro, e che tanto lui si sentiva che stava per morire e che il tesoro poteva anche andare a prenderselo.
Poi va beh, il bottino, era sull’isola di Montecristo, per quello che il libro si chiama così.
Quindi Dantes evade, preleva il soldo, va a Parigi e trova tutti i suoi nemici, nessuno lo riconosce perché è vecchio, e non è più un poro pitoco come una volta, e poi si traveste e gliela fa a tutti.
Per me, potenzialmente è una storia fighissima, se vogliamo.
E poi, ho imparato un sacco d’espressioni auliche, che proprio mi gasano parecchio tipo :
“forse m’inganno”, “ Orsù dunque”, “A meraviglia”, “Diamine”, “Sta bene!” , “Di grazia”, “Peste!”, ma soprattutto “Addio, a domani!”
Un giorno, qualora avessi del tempo, vorrei riprendere in mano l’intero volume e contare quante volte viene scritto “In fede mia”, così, per sfizio.
Mi sono chiesta però se erano proprio necessarie tutte le 1192 pagine. Voglio dire, la prima parte ci stava tutta, proprio non ti riesce di chiudere il libro finché Dantes non torna in libertà. Da li in poi, usando ancora un’espressione aulica, credo sia una vera e propria “spada nel culo.”
Tipo che ti ripete lo stesso aggettivo dopo una riga e ansima per venti, una vera e propria macchina per produrre rantoli e agonia, direi.
I suoi personaggi, o fremono o impallidiscono, partecipano a pranzi, balli e funerali (quest’ultimi ambientati sempre e rigorosamente in giornate grigie e immobili. Originale, direi.)
Allora mi sono
informata. Dumas, era pagato per scrivere a riga.
Beh, allora tutto spiega, anch’io al suo posto avrei allungato il brodo.
A conti fatti, potevo accontentarmi anche della spiegazione che m’aveva dato il mio babbo, semplice, concisa e senza troppi guazzabugli.
Beh, allora tutto spiega, anch’io al suo posto avrei allungato il brodo.
A conti fatti, potevo accontentarmi anche della spiegazione che m’aveva dato il mio babbo, semplice, concisa e senza troppi guazzabugli.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAdesso con "questo commento è stato eliminato dall'autore" di chi parlano? l ho eliminato io che sono l'autrice del commento o tu che sei l'autrice del blog? comunque.... il mio era un semplice commento di complimenti; SARCASMO, SIMPATIA, CHIAREZZA. Non mi perdo un racconto! hai una dote!! Brava Silvi!!
RispondiEliminaMa te par che vado a cancellare il commento?
RispondiEliminaGiuro che no, che giuro!
Grazie Chicco, sei carina da matti, dico per davvero!